Guelfi e Ghibellini. L’Italia è sempre stato un Paese di Guelfi e Ghibellini, di innocentisti e colpevolisti. Crotone non fa eccezione e, se possibile, si divide ancora di più. Sul sequestro del Marine Park Village di Scifo da parte della Procura di Crotone, stiamo assistendo a “commenti memorabili” di geni del Foro de’ noantri, di innocentisti nel nome dello sviluppo e di giustizialisti senza processo.
In tutto questo cominciamo col dire che l’informazione fa l’informazione, non prende medaglie, non si schiera, ma racconta i fatti per quelli che sono, cercando di rimanere quanto più aderente alla verità. Dunque, al netto di chi da un lato difende il presunto illecito nel nome dello sviluppo e di chi dall’altro canta vittoria perché è stato “fermato uno scempio”, i fatti sono che ora la decisione del pm Bono deve passare al vaglio del Gip; poi, se ci dovesse essere un processo, occorre che ci siano le sentenze fino al terzo grado di giudizio.
Detto questo, è un bene che sempre più cittadini si occupino della vita della città e della comunità. Sarebbe auspicabile, però, che prima di discutere di un argomento ci si informasse nel miglior modo possibile. Secondo quanto sostiene la Procura di Crotone nell’iter autorizzativo per il Marine Park Village sarebbero stati commessi reati e falsità. La giustizia farà il suo corso. E ciascuno è libero di avere le proprie opinioni.
Quel che, però, non si può tollerare è l’atteggiamento di giustificazione dell’eventuale reato che hanno alcuni. Se c’è un reato, va perseguito. Sempre. Senza deroghe e senza giustificazioni. Perché lo sviluppo si può ottenere rispettando le regole, come fanno tanti imprenditori sani del nostro territorio. L’alternativa è il caos; perché domani, per esempio, qualcuno potrebbe presentarsi a casa vostra con un fucile e cacciarvi, tanto se le regole possono essere infrante non gli succederà nulla. Ecco questo, forse, sarebbe da evitare. Ricordo ancora le discussioni in città per la Stoppani, fabbrica di vernici altamente inquinante, che avrebbe portato a Crotone tra i 50 e 60 posti di lavoro. Si è arrivati anche alle mani in alcuni casi. Poi le inchieste della magistratura portarono a scoprire che quella fabbrica non solo inquinava (a Genova come a Cogoleto), ma aveva già provocato morte e distruzione.
Un’altra considerazione. Quando si parla di sviluppo, è la politica che dovrebbe indicare la strada da seguire; ma se la politica è assente, o peggio, allora si rischia di commettere errori che compromettono la vita futura di questo territorio. Alla “guerra” social tra Guelfi e Ghibellini made in Crotone fa da contraltare il silenzio assordante delle istituzioni e della politica. Strano, perché di solito ci si azzuffa per mettere le bandierine. E, invece, in questo caso, silenzio tombale. Silenzio dal sottosegretario ai Beni e le attività Culturali che è di Crotone. Ma probabilmente, da quanto si evince dagli ultimi articoli di stampa, l’on. Dorina Bianchi è in altre faccende affaccendata, soprattutto ora che anche per l’ex UdC è finito il Giubileo straordinario della misericordia. Silenzio dall’assessore regionale all’Ambiente. Cosa? All’Ambiente. Assessore? Regionale. A cosa? All’Ambiente. Antonella Rizzo da Crotone. Ma è lo stesso ambiente che la Procura scrive di volere tutelare? Si, lo stesso. Ah beh, si beh. Silenzio dalla consigliera regionale con vista sul Comune di Crotone, Flora Sculco. Del resto lei comanda a Crotone, ma propone “l’area centrale della Calabria con Catanzaro protagonista”. E quindi? E forse si occuperà della pineta di Giovino. Ah beh, si beh. Silenzio dal Comune di Crotone…silenzio e basta. Su tutto, sia dalla maggioranza che dall’opposizione. Movimento Cinque Stelle a parte (ma senza medaglie). Silenzio dalla Provincia di Crotone che ha rilasciato anche alcuni pareri con un ingegnere (indagato), politicamente molto vicino a Enzo Sculco. Ah beh, si beh. Silenzi, e poi silenzi. Silenzio dai parlamentari crotonesi e calabresi. Nessuno chiede un giudizio, perché quelli li darà, semmai, la magistratura. Ma la politica cos’è?
Crotone,
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Crotone, il sequestro di Scifo tra guerre social e silenzi assordanti
