Oltre un migliaio di persone hanno partecipato questa mattina a Crotone alla manifestazione per la riapertura dell’aeroporto Sant’Anna.
In prima fila lo striscione che riportava i loghi di decine di associazioni, sindacati, associazioni di categoria e altri enti che hanno aderito alla manifestazione indetta dal comitato cittadino “Crotone deve volare”. E proprio subito dietro allo striscione d’apertura ne campeggiava un altro con la grande scritta “A Crotone si deve volare”, seguito subito dopo dallo stendardo degli ex lavoratori dello scalo Sant’Anna, dai numerosi gonfaloni dei Comuni e dai tanti sindaci presenti con la fascia tricolore. Il corteo è partito da piazza Pitagora e si è snodato lungo via Mario Nicoletta, per poi passare davanti al Palazzo di Giustizia di città e imboccare via Vittorio Veneto fino ad arrivare a piazza della Resistenza dove era stato allestito il palco. Qui hanno preso la parola diversi cittadini tra i quali alcuni ammalati che sono costretti a fare la spola tra la Calabria e le strutture sanitarie del centro-nord. È stato un vero e proprio grido di dolore levatosi da una terra che sembra destinata a morire lentamente se non ci sarà un risveglio delle coscienze ed una presa di pozione seria da parte della politica con la P maiuscola. Fino ad oggi la fascia jonica crotonese e calabrese è stata penalizzata da decenni di incuria e di politiche scellerate, oltre che di politici arrivisti che hanno pensato solo alle proprie carriere o a quelle di qualche figlio/figlia o congiunti vari. A questo si aggiunge una popolazione che appare quasi narcotizzata e non riesce a reagire nemmeno quando viene essa sottratto il pane e la salute. Una sorta di morbo che annichilisce le menti e sulle quali politici da quattro soldi stanno costruendo le loro fortune grazie a truppe cammellate ignoranti e barbare pronti a scendere in campo al minimo alito di vento contrario. La manifestazione di questa mattina voleva essere ed è stato un segnale a chi amministra questa città, questa Provincia e questa Regione. Il segnale che qualche focolaio di resistenza all’indecenza politica ancora esiste e non vuole abbassare la testa. Gli abitanti della fascia jonica calabrese pagano le tasse esattamente come tutti gli altri italiani, ma al contrario dei loro connazionali si vedono sistematicamente negati alcuni diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana quali il diritto alla mobilità, alla salute e ad una vita migliore. Mi chiedo se quanto accada sulla fascia jonica calabrese, senza ferrovia, senza aeroporto, senza collegamenti marittimi, senza strada a quattro corsie non possa essere materia per cui rivolgersi alla Corte Suprema per i diritti dell’uomo di Strasburgo e far pagare ai politici italiani e locali che si sono succeduti i danni di economici, materiali e morali del popolo della jonica. Un territorio isolato e affamato continuerà a produrre pessimi politici, pessime classi dirigenti, nessuna economia e finirà col diventare più barbaro di quanto non lo sia già, con le menti giovani e frizzanti che scappano e i cadaveri dei cervelli bacati che rimangono ad azzannarsi tra loro. Prima che sia troppo tardi.