Il Parto delle Nuvole Pesanti torna a suonare al Concerto del Primo Maggio, il live più importante d’Europa, che, come di consueto si terrà a Roma, in Piazza San Giovanni davanti a circa un milione di persone, e verrà trasmesso in diretta su Rai3 a partire dalle ore 15,00.
Il PNP ha già calcato due volte il palco del Primo Maggio, prima nel 1999, insieme a Teresa De Sio con il progetto discografico “La notte del Dio che balla” e poi nel 2005 eseguendo, come omaggio a Enzo Jannacci, “Vincenzina e la fabbrica”, sigla del famoso film “Romanzo popolare” di Mario Monicelli. Ma questa volta si tratta di una partecipazione speciale perché la band presenterà “Terre di Musica – Viaggio tra i beni confiscati alla mafia”, un progetto ideato da Salvatore De Siena e realizzato con la collaborazione di Libera e Arci, per parlare del tema della legalità. La band calabro-bolognese, nel pomeriggio del Primo Maggio, dopo una breve chiacchierata con il conduttore Luca Barbarossa, eseguirà dal vivo il brano “Fuori la mafia dentro la musica” mentre sugli schermi della piazza scorreranno le immagini del film “Terre di Musica”. Insieme a Salvatore De Siena, voce e chitarra e Amerigo Sirianni, basso, sul palco di San Giovanni saliranno Manuel Franco alla batteria, Emanuela Timpano al sax e Antonio Rimedio alla fisarmonica.
Il Parto delle Nuvole Pesanti, unico artista calabrese che salirà quest’anno sul palco del Primo Maggio, racconterà le emozioni di Terre di Musica, un progetto confluito in un cofanetto contenente un libro reportage, un film documentario e un disco “Che aria tira” e che mette insieme musica ed impegno civile, attraverso un viaggio realizzato tra i beni confiscati alle mafie nei luoghi più difficili, da Corleone in Sicilia, a Casal di Principe in Campania, da Isola Capo Rizzuto in Calabria a Mesagne in Puglia, fino a Roma, Bologna, Torino e Milano, per raccontare le storie delle tante persone, spesso giovani, che lavorano in questi beni tra mille difficoltà, intimidazioni e vandalismi.
Scopo di Terre di Musica è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli aspetti concreti della lotta alla mafia, ma anche quello di far comprendere che l’esperienza dei beni confiscati alla criminalità organizzata costituisce non solo un simbolo della lotta alle mafie ma anche una risorsa reale di lavoro e può rappresentare un nuovo modello di sviluppo economico, sociale ed ecocompatibile.