Crotone,
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La psicosi più pericolosa di terremoti e pandemie: non ci salva il borsone, ma la prevenzione

foto: CrotoneNews

Se a Crotone l’altro giorno non si è registrata la sciagura della sciagura nella sciagura è solo merito della pioggia e delle temperature altamente al di sotto della media stagionale…

Ma andiamo con ordine. Nel territorio crotonese sono, ogni anno, migliaia gli eventi sismici che vengono registrati dall’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia. Di questi soltanto una piccolissima percentuale, che supera la magnitudo di 3.0, viene effettivamente percepita dalla popolazione. Per fortuna, potremmo dire.

La sequenza sismica avvenuta lo scorso 3 aprile è un fenomeno altrettanto comune. Era già accaduto nel corso dell’autunno scorso di avere una serie di piccole scosse a distanza di tempo ravvicinato. In quel caso, però, è accaduto mentre ognuno di noi era a lavoro, per strada, al mercato, in giro, in palestra, ecc.

È vero, anche la magnitudo era stata leggermente inferiore, ma la verità è che avevamo tutti liquidato la vicenda con frasi del tipo “non l’ho sentito”, “e che dobbiamo fare”, “speriamo bene”. Venerdì 3 aprile, invece, complici i social, e lo stress psicologico che il distanziamento sociale sta causando a tutti, il panico incontrollato si è impossessato della popolazione. Un panico che se non fossimo tutti reclusi in casa probabilmente non si sarebbe registrato.

Siamo emotivamente tutti più fragili e abbiamo corso il rischio di essere più pericolosi del terremoto. C’è stata gente che ha preso i bambini e ha dormito in macchina, nella notte tra il 3 e il 4 aprile. Gente che è scesa in strada, altri pronti con il borsone davanti alla porta di casa. Tutta una serie di comportamenti tra il momentaneamente vietato e il non raccomandabile. Ma soprattutto, proviamo ad immaginare cosa sarebbe accaduto se non avesse piovuto incessantemente per tutto il giorno e se non avesse fatto freddo. Siamo nel bel mezzo di una pandemia, con l’esercito fuori dalla porta, barricati in casa, terrorizzati dall’ammalarci, eppure eravamo pronti a scendere in strada.

Crotone ha una popolazione di circa 60 mila abitanti, di questi, attualmente ve ne sono oltre un migliaio a casa in quarantena obbligatoria perché possibili positivi al Covid_19, e poi ve ne sono altri, circa una settantina, che invece positivi lo sono, ma non hanno avuto bisogno del ricovero. Cosa sarebbe accaduto se queste persone, prese dal panico, giustamente e come tutti gli altri, fossero scese in strada con noi? Avremmo avuto la capacità di mantenere le distanze? Avremmo avuto la lucidità di indossare tutti la mascherina e i guanti di protezione? Avremmo potuto creare un precedente pericolosissimo e mettere davvero a rischio la nostra salute, quella degli altri e in crisi il sistema sanitario locale. Per cosa? Per un sisma che, dati alla mano, non ha avuto nemmeno la forza di minare la stabilità di un palo della segnaletica stradale. E meno male! E speriamo che sia sempre così.

La lezione però ci serva, perché il comportamento che si raccomanda alla popolazione in caso di reale emergenza da terremoto è opposto a quello che hanno avuto i crotonesi spaventati. E questo a dirlo sono gli esperti, come si può facilmente leggere su un qualsiasi sito informativo. Innanzitutto, durante le scosse bisogna rimanere all’interno degli edifici, mettendosi al sicuro come si può, una volta finita la scossa l’evacuazione avviene solo in caso di danni strutturali all’edificio in cui siamo. La strada potrebbe essere addirittura più pericolosa! Poi: a Crotone l’ultimo episodio sismico che ha fatto registrare danni a case risale a circa 200 anni fa, questo perché i terremoti nella nostra zona sono forti e frequenti ma storicamente quasi mai devastanti. Dobbiamo imparare a convivere con questo fenomeno, pacificamente. Infine: esiste un piano di evacuazione della città redatto dalla Protezione civile che ognuno di noi dovrebbe conoscere almeno per sommi capi. Non si dorme in macchina, in caso di pericolo ci si reca dell’area di attesa più vicina al punto in cui ci troviamo.

E voglio ancora aggiungere un’ultima cosa, forse la più importante. Non è il borsone davanti alla porta di casa che ci salva dal terremoto, ma lo è la lotta contro l’abusivismo edilizio, lo sono le costruzioni che rispettano alla lettere le norme e lo è l’adeguamento sismico di edifici realizzati prima che entrassero in vigore le leggi attuali in materia di edilizia e antisismica.