Le parole e le dichiarazioni della testimone di giustizia Lea Garofalo, barbaramente uccisa nel 2009, continuano a fruttare e a dare la possibilità alle forze dell’ordine e alla Magistratura di assestare colpi importanti contro la ‘ndrangheta.
Ed è anche grazie a quanto raccontato da Lea Garofalo che questa mattina il Gruppo della Guardia di Finanza di Crotone, a seguito di indagini patrimoniali coordinate dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri e dal sostituto Procuratore della Direzione distrettuale antimafia, Domenico Guarascio, ha sottoposto a confisca un patrimonio di oltre 10 milioni di euro, riconducibile a Natale Garofalo, imprenditore incensurato ritenuto in affari con la ‘ndrangheta crotonese.
“L’operazione, eseguita dalla Guardia di Finanza di Crotone, – è scritto in un comunicato – prende il nome di “Lea”, in ricordo di Lea Garofalo, testimone di giustizia barbaramente uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009”.
Nello specifico, l’esecuzione del provvedimento delle Fiamme Gialle, ha portato alla notifica, nei confronti del soggetto proposto dell’applicazione della misura di prevenzione a carattere patrimoniale, della confisca di quattro aziende, operanti nel settore edile, ubicate in Petilia Policastro e Crotone, un immobile in provincia di Milano, sede amministrativa di un’attività economica sottoposta al provvedimento di confisca, nonché, rapporti bancari, cassette di sicurezza, titoli, libretti di risparmio, buoni fruttiferi intestati a Natale Garofalo ed alla moglie di quest’ultimo, Maria Cardamone.
In particolare a finire nel mirino della DDA e della Guardia di Finanza le aziende:
- Metallica Sas con sede amministrativa a Pioltello (Milano)
- Italia Costruzioni Srl di Petilia Policastro (Crotone)
- Carpenterie Srl di Crotone
- VGM Costruzioni di Petilia Policastro (Crotone).
Le Fiamme Gialle del Gruppo, dirette dal Comandante provinciale, Colonnello Emilio Fiora, hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale, emessa con Decreto del Tribunale Ordinario di Catanzaro, Sezione Seconda Penale – Misure di Prevenzione, a firma del presidente, Giuseppe Valea e del Giudice, Michele Cappai.
A questo importante risultato i Finanzieri del Gruppo, guidati dal Capitano Michele Filomena, sono arrivati ponendo in essere estenuanti, complesse e articolate indagini di polizia economico-finanziaria espletate attraverso accertamenti bancari, approfondimenti di operazioni sospette, un capillare controllo economico del territorio, effettuato mediante pedinamenti, osservazioni e l’incrocio delle informazioni acquisite con i dati rilevati dalle banche dati in uso al Corpo della Guardia di Finanza.
Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di una serie di intercettazioni tra le quali quelle della “tavernetta” in uso a Nicolino Grande Aracri e registrate nel corso dell’operazione “Kiterion”. Proprio in alcune di queste trova conferma, secondo gli investigatori, il fatto che Natale Garofalo sia di fatto un imprenditore di facciata della cosca Grande Aracri. I Finanzieri, infatti, riscontrano anche la presenza di Garofalo (che non è parente di Lea) all’interno della “tavernetta” per le direttive impartite da Nicolino Grande Aracri sui lavori per gli appalti pubblici.
La Guardia di Finanza di Crotone ha anche riscontrato che nelle aziende sottoposte a confisca oggi erano stati assunti in tutto un centinaio di affiliati alla ‘ndrangheta anche con precedenti di 416 bis.