Crotone,
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Il cuore dei crotonesi vale meno degli altri: l’emodinamica è un diritto negato dalla politica

Sala emodinamica

Quanto vale il cuore dei crotonesi? Probabilmente meno degli altri, a giudicare dalle decisioni che ancora oggi (non) vengono prese in campo politico-sanitario.

Per il cuore ogni minuto, ogni istante, è come una monetina con le facciate della vita e della morte.

È una scommessa, sembra anche la vita di quei circa 400 crotonesi che ogni anno, a seguito di un infarto, devono aspettare l’arrivo di un elisoccorso o viaggiare a sirene spiegate verso Catanzaro per raggiungere la sala di emodinamica più vicina e possibilmente libera.

Perché a Crotone il servizio di emodinamica non c’è. Una scelta senza senso, soprattutto per un territorio in cui ci sono più di 100.000 assistiti.

I numeri li forniscono i medici di famiglia che non a caso avevano raccolto ben 10.000 firme per l’istituzione di questo servizio salvavita.

In Calabria ce ne sono sette, non proprio equamente distribuite: tre nella provincia di Cosenza, tre a Catanzaro e una a Reggio Calabria. In passato si parlava della “Golden hour”, quell’ora d’oro in cui il paziente con un infarto può essere salvato, limitando i danni il più possibile. Oggi questo concetto è addirittura superato.

L’anno scorso, infatti, a Matera in occasione della presentazione della campagna “Ogni minuto conta”, promossa da “Il Cuore Siamo Noi – Fondazione Italiana Cuore e Circolazione Onlus”, con il patrocinio della Società Italiana di Cardiologia (Sic), è stato dimostrato che “per ogni 10 minuti di ritardo, 3 pazienti in più su 100 perdono la vita”.

E questo è un concetto che spiega bene anche il dottor Roberto Martino, 39 anni, crotonese, dirigente medico dell’Ospedale Perrino di Brindisi, che ogni giorno combatte in una sala di emodinamica per strappare la gente alla morte o a complicanze serie e in alcuni casi irreversibili. “L’importanza di avere un cath-lab attivo in un territorio come quello crotonese – afferma Martino – è dovuta al fatto che l’infarto è la patologia tempo-dipendente principe. Cosa vuole dire, che la sopravvivenza e la qualità della vita post intervento sono influenzati moltissimo proprio dal tempo e dalla tempestività con cui si interviene. L’infarto è dovuto nella maggior parte dei casi all’occlusione di una coronaria, quanto prima si ripristina il flusso coronarico, quanto prima si risolve l’ischemia”.

E se questo non accade in tempo che succede?

“Se non viene trattata in tempo la sofferenza ischemica esita in necrosi, ovvero la morte del muscolo cardiaco e questa purtroppo è una condizione irreversibile. Quanto più tardi si arriva a rivascolizzare il paziente, quanto più miocardio viene perso per il resto della vita di quella persona”.

Ma avere la sala di emodinamica non basta. Perché per farla lavorare a regime occorre personale preparato e competente, che abbia e mantenga le “skill” necessarie per compiere al meglio questi delicati interventi. Personalità che in Calabria non mancano, anzi. La maggior parte dei giovani cardiologi vorrebbero operare in questi reparti, ma sono costretti a emigrare altrove. In ogni caso, in un periodo in cui appare chiaro quanto sia indispensabile avere un sistema sanitario attento e in grado di reggere anche la tenuta economica dell’intero Paese, non avere in una provincia come quella di Crotone una sala di emodinamica efficiente è una colpa grave, gravissima della politica, passata e presente. Senza distinzioni di colori e partiti.

“Il tempo è muscolo e vita. Non perdere un minuto” è il motto di molti cardiologi. Gli altri, di tempo, ne hanno perso fin troppo.