Crotone,
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Crotone: il Subvillage non aprirà, il grido di dolore di giovani imprenditori

Riceviamo e pubblichiamo

“Con grande sofferenza e rammarico, comunico che Subvillage quest’estate rimarrà chiusa. Le motivazioni che ci hanno spinto a prendere questa decisione sono molteplici e  assieme costituiscono un macigno insostenibile. Ne elenchiamo solo alcune:
• aeroporto chiuso, anche e soprattutto d’estate (basterebbe solo questo);
• Riserva Marina impalpabile, evanescente, inutile.

Non so se esista una classifica che celebra il peggio. Se esistesse, sicuramente questa Riserva meriterebbe uno tra i primi posti. Divieti da Crotone a Le Castella: un tratto enorme di costa, dove a noi che rispettiamo la legge, è preclusa praticamente ogni cosa. In alcuni punti ci è fatto divieto persino di consentire ai clienti di bagnarsi. Negli stessi punti vediamo concedere ad altri ogni sorta di libertà, legale e illegale. Ai barbari e ai “raccomandati”, quelli che non temono nemmeno di “minacciare” anche i militari delle Capitanerie di Porto, è permesso praticamente tutto. Unico vero risultato ottenuto in questi anni di Riserva Marina “protetta” è stata la formazione di bracconieri, che vanno dai semplici e impavidi apneisti, ai distruttori di scogliere per i datteri, ai pescatori con reti da posta e palangresi senza licenza, ai bombaroli che resistono ancora solo in nord Africa oltre che ad Isola di Capo Rizzuto. Tutta questa bella gente è la stessa che rifornisce di pesce quasi tutti i ristoranti di Crotone e provincia. Da almeno quindici anni, la Riserva Marina è un ente che non serve a nessuno, nemmeno a denunciare l’ovvio. Noi veniamo convocati una sola volta all’anno per la consegna di un registro delle immersioni, che serve a dimostrare a Roma che qui si lavora “alla grande” e che quindi i soldi possono essere sbloccati a favore di integerrimi dirigenti e dipendenti, piazzati lì dalla politica e senza specifiche competenze;
• cultura del mare da preistoria, dove chi si approccia ad esso, lo fa solo per depredarlo dei suoi tesori. Potremmo citare almeno una decina di persone disposte a scommettere che in casa nostra ci sarebbero i tesori del tempio di Hera Lacinia, che viviamo facendo i bracconieri. Chi ci conosce bene, invece, sa che preferiremmo morire di fame piuttosto che privare la collettività delle ricchezze che il nostro mare ancora cela sotto la sabbia e tra gli scogli, anche perché sono quelle bellezze a darci da vivere;
• “colleghi” bombolari che sotto gli occhi di ogni istituzione stanno svuotando il mare delle ultime cernie, datteri e dei tesori rimasti di un’epoca gloriosa. Troviamo davvero insostenibile il loro sorriso beffardo; la smorfia di disprezzo e derisione di chi, impunito e – anzi – ringraziato, razzia il mare in nome di un antico ma oggi penalmente perseguibile lavoro; sono anni che sopportiamo sguardi colmi di saccenteria e scherno per quanto lavoro siamo costretti a fare, per settimane, per guadagnare un decimo di quel che loro guadagnano in mezza giornata;
• capitalisti di cartone; mecenati con i soldi degli altri; pseudo-visionari con tanto capitale e tante idee da avere come solo obiettivo l’infilare le mani nelle tasche di piccoli imprenditori come noi, per svuotarle e farsi belli della fatica degli altri.
Questi sono solo alcuni degli aspetti che ci hanno spinto a maturare questa scelta dolorosa che, comunque, vogliamo considerare momentanea e che proveremo, ancora e sempre, a sovvertire. Proprio per questo, riteniamo che tacere non migliori la situazione, perché è un po’ come nascondere la sporcizia sotto lo zerbino di casa. Sono vent’anni che sentiamo parlare di bonifica dell’ex polo industriale, di depurazione, di differenziata, di smantellamento delle piattaforme, di fine dell’eolico selvaggio, di stop all’abusivismo edilizio, di messa in sicurezza delle strade… Eppure, non un segno è venuto dalla politica o, quantomeno, dalla società civile, nemmeno dalla Madonna di Capo Colonna! Solo proclami e mazzette. Kroton è, secondo molti abitanti del luogo, quella città mitologica e meravigliosa che ha ospitato Pitagora. Troppi dimenticano che è anche la città che l’ha ammazzato. Appena ha smesso di compiacere il potere, è stato cacciato a calci. Ecco, lo scrivo qui, in modo che sia chiaro ai molti che fingono di ignorare questo aspetto: la gran parte dei crotonesi non discende da Pitagora, ma da Cilone, il suo peggior nemico.
È quasi trascorso un mese da quando siamo andati via da Capo Colonna, il luogo che ci ha ospitato negli scorsi quattro anni e che ci ha convinto a non sentirci più solo crotonesi ma capocolonnesi, abitanti di una specie di riserva indiana. Ancora non ci capacitiamo di aver abbandonato, pur momentaneamente, quel luogo, a noi più caro di ogni altro luogo su questa terra. Con gli occhi gonfi di lacrime, non possiamo far altro che ricordare e ringraziare tutte le persone straordinarie che, negli anni, sono passate da lì, persone che non esitiamo a definire eroi.
Eroi i turisti che hanno affrontato incolumi la statale 106, che non si sono soffermati sulla mancanza quasi assoluta di cultura dell’accoglienza e che si sono “accontentati” dell’enorme patrimonio di bellezze naturali e culturale che ancora resiste, nonostante l’indifferenza della gran parte dei crotonesi.
Eroi quei crotonesi che resistono nelle loro attività, nonostante i boicottaggi, che non se ne sono mai andati e presidiano, lottano e difendono i loro avamposti di resistenza.
Eroi tutti quelli che nonostante gli studi e le opportunità nel nord Italia, sono tornati e come noi si ritrovano a non essere riconosciuti perché “non appartengono”, perché si rifiutano di dire sempre sì a lavori in cui non c’è dignità, lavori per cui non esistono rispetto e men che meno riconoscenza, “lavori gratuiti”, “lavori per visibilità”, ovvero operazioni di malcelato sfruttamento per cui ci si dice che dovremmo ringraziare, lavori che ci sono costati – in questi anni – denaro e mal di pancia.
In quattro anni di attività abbiamo avvicinato centinaia di persone al mare, avvalendoci di professionalità che non ci sono cadute dal cielo. Mi riferisco alle nostre competenze di subacquei, operatori laici di primo soccorso, biologia marina, geologia, cinema e comunicazione, archeologia con specializzazione proprio sui reperti che abbiamo mostrato e valorizzato. Abbiamo ricevuto recensioni straordinarie e non una lamentela, tanto su Facebook che su Tripadvisor. Provate a cercare su Tripadvisor cosa visitare a Crotone, ci vedrete in cima alla lista. Eppure, nessuno pare voler riconoscere il buon lavoro fatto. Non siamo mai stati presi in considerazione dalle istituzioni, a cui abbiamo pagato con precisione svizzera le nostre tasse, né dai grandi operatori turistici. Quando arrivano le navi da crociera straniere, nonostante il nostro staff parli tre lingue e offra servizi culturali di spessore, si preferisce mandare i turisti verso la montagna, dove resistono altri riservisti, piuttosto che affidarli a noi, che pur abbiamo entusiasmato svizzeri, francesi, tedeschi, americani, russi e – ovviamente – italiani di ogni regione. Non abbiamo mai sbagliato un colpo perché abbiamo lavorato con infinito amore per il mare e con un enorme carico di professionalità. Abbiamo utilizzato i mezzi più sicuri: gommoni con motori importanti ( e non certo per spacconeria). Ci siamo dotati di tutti i dispositivi di sicurezza necessari o anche solo accessori. Abbiamo usato attrezzature nuove di pacca, manutenute di continuo. Ci siamo, inoltre, dotati di tutte le assicurazioni disponibili nel settore subacqueo, anche di quelle non richieste dalla legge. Ogni anno ci abbiamo rimesso molti soldi, con la consapevolezza che non sarebbero rientrati facilmente o, se pure l’avessero fatto, sarebbe stato dopo molto tempo.
Abbiamo pensato, e ne siamo convinti ancora oggi, che per avere successo basti lavorare bene e offrire un servizio di qualità a prezzi concorrenziali. Purtroppo, questo non può essere vero in territori arretrati e collusi, dove si gioca a fare gli imprenditori con i soldi degli altri, senza rischi, sfruttando il lavoro di chi, per necessità, si piega a paghe da fame o ad accordi deleteri. Per conto nostro, abbiamo tenuto alta la qualità e bassi i prezzi perché credevamo che, finalmente, con Ryanair, avremmo potuto destagionalizzare, ma soprattutto lavorare col resto d’Europa, tanto da non aver bisogno di spendere patrimoni in pubblicità e, soprattutto, da non dover entrare in contatto con quelle lobby malate di potere che, negli anni, ci hanno remato contro. Stavamo riuscendo nel nostro intento con enormi sacrifici e senza proclami, ma con la chiusura dell’aeroporto, che pure funzionava a pieno regime, la riuscita si fa da “difficile” a “fantascientifica”. I nostri clienti e amici, i nostri cari subvillagers, ci cercano e contattano di continuo, ci chiedono di resistere, ma al momento siamo stanchi di stare a spiegare loro le dinamiche diaboliche che governano questo territorio, impedendoci di lavorare serenamente.
Per quest’anno ci metteremo da parte, in un angolo ad osservare e valutare. Stiamo già lavorando ad altri progetti e programmando l’estate 2018. Dove decideremo di spendere le nostre professionalità resta da vedere. Subvillage può trovarsi ovunque ci sia qualcuno disposto ad amare il mare. Se mai decideremo di andare veramente e definitivamente altrove, sarà perché non ci rimane altro da fare.
Paradossalmente da quando siamo partiti per lavorare fuori regione, un uomo vero, un calabrese di origine protetta e garantita, Nicola Gratteri, sta facendo in pochi mesi quello che i suoi predecessori non hanno mai avuto il coraggio di fare: decapitare il malaffare, che come è ormai noto a tutti, si trova negli uffici pubblici e nelle logge massoniche, non solo nelle campagne, vestito di coppola e lupara. Ci allontaniamo, perciò colmi di speranza che, alla fine di questo tsunami, torni la luce, quella vera, quella consente a un ragazzo di Crotone, partito per studiare e lavorare fuori, di tornare a casa e provare a fare impresa senza fronteggiare la pena e il raccapriccio che noi siamo stati costretti a vedere e subire negli anni. Soprattutto vorremmo che gli onesti cittadini che popolano ancora queste lande desolate, possano liberarsi da quel senso d’angoscia, simile a quello vissuto da chi deve nascondersi, come se avesse commesso un qualche reato grave, mentre loro, i veri sbruffoni, i criminali seri, quelli che ci hanno avvelenato il futuro e riempito la testa di chiacchiere, sono sempre liberi e sorridenti poiché portatori insani di voti e di “lavoro”. Il vento sta cambiando. Lo si riconosce dal fatto che tutto è fermo. Nessuno muove un passo, perché fino a ieri tutto è stato governato da dinamiche malate e contorte. Oggi, tanti sono sotto inchiesta e vivono nel timore, o nella certezza, d’essere intercettati; per cui piuttosto che fare e farlo male, a rischio di finire in manette, tengono tutto fermo.
Che sia la volta buona? Chi lo sa… Come diceva il compianto Brandon Lee: “Chiù scuru da menzannotte nu po d’essere!”
Ad maiora,
SubVillage”