Ventotto anni di caecere per il boss della cosca di ‘ndrangheta cutrese Nicolino Grande Aracri e in tutto condanne per 120 anni nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Pesci” della Dda di Brescia (i reati riguardavano il Mantovano), operazione gemella di Aemilia e Kyterion.
La sentenza è stata letta poco fa dal presidente del collegio giudicante Ivano Brigantini.
Oltre al boss condanna a 26 anni al suo braccio destro trapiantato nel Nord, a Pietole, Antonio Rocca, e 4 anni a sua moglie Deanna Bignardi; un anno e 9 mesi con la condizionale al figlio Salvatore; 10 anni ad Alfonso Bonaccio, 19 a Giuseppe Loprete, 4 anni e 6 mesi pee Giacomo Marchio, 18 anni a Salvatore Muto, 4 anni ciascuno ai fratelli Ennio e Danilo Silipo.
Assolti: Gaetano Belfiore, Antonio Floro Vito, Moreno Nicolis, Salvatore e Rosario Grande Aracri, fratello e nipote di NIcolino. Tra le parti civili i giudici hanno deciso per l’associazione Libera una provvisionale di 200mila euro.