Non hanno ancora un nome e un cognome i tre migranti morti domenica scorsa nell’incendio e l’esplosione di una barca a vela al largo di Praialonga, nel tratto di mare tra Isola Capo Rizzuto e Cutro, in provincia di Crotone.
Non è stato ancora possibile identificarle, ma c’è una cosa certa: hanno sofferto, hanno sofferto tantissimo prima di spirare.
Quel mare che doveva essere il loro ponte verso una vita migliore si è trasformato in pochi attimi in una stanza di tortura ed in una tomba.
L’autopsia sul corpo delle tre vittime ha dato riscontri sulla cause della morte che fanno rabbrividire.
Il giovane prima di morire annegato ha pianto e urlato.
Ha pianto tantissimo, fino a mescolare le sue lacrime con il mare che lo stava soffocando. Ha avuto tutto il tempo di realizzare che stava per morire, “che il suo sogno finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno”. Ha urlato chiedendo aiuto e versato tante lacrime.
Anche l’uomo e la donna sono morti annegati e sul corpo di lui è stata riscontrata una ferita profonda alla testa, forse conseguenza di una delle due esplosioni.
Le ipotesi sulla nazionalità delle tre vittime indicano che l’uomo e la donna possano essere di origini cingalesi, mentre il ragazzo somalo o etiope.
L’uomo ha una età che supera i 30 anni, mentre la donna avrebbe non più di 30 e non meno di 24 anni. Il ragazzo ha tra i 16 e i 20 anni e aveva ustioni su parte del corpo.
L’autopsia sui corpi dei tre migranti deceduti è stata eseguita dal medico legale Massimo Rizzo su incarico del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Crotone, Pasquale Festa.
Perché abbiamo scelto di raccontare tutti questi particolari. Perché speriamo ancora nell’umanità, anche in quella di chi ha esultato e gioito alla notizia dell’esplosione sulla barca e della morte e ferimento dei migranti.
Abbiamo deciso di donarvi le lacrime di questa giovane vita spezzata e di farle diventare unguento per il male che pervade la vostra mente, sperando che possano curarvi come fanno le lacrime dell’Araba Fenice.
Provate solo per un attimo a pensare che quel ragazzo che urlava e piangeva fosse vostro figlio, vostro fratello, un vostro amico, vostro nipote. Provate a immaginare che parliamo di esseri umani, indifesi, fragili, disposti ad affrontare tutto per vivere. Già vivere, non andare a fare l’aperitivo figo o comprare le scarpe da 200 euro, ma vivere, semplicemente vivere. Provate ora ad esultare e gioire, provate a immaginare cosa deve aver provato questa ragazzo, oppure l’uomo e la donna, anche loro molto giovani. Provate, solo per un attimo, magari potreste avere la fortuna di vedere il mondo con altri occhi. Magari.