Mentre in circa 400 si sono trasferiti nei giorni scorsi al System House, che ha correttamente applicato la clausola sociale per la commessa di Poste Italiane, acconsentendo anche all’assunzione di altri 56 dipendenti che, da quello che abbiamo potuto apprendere non rientravano nell’accordo, ci sono ancora tanti lavoratori che vivono con il fiato sospeso e ai quali nessuno in questo momento prova a dare una risposta. Semplicemente perché, forse, di risposte in questo momento non se ne hanno. E non può bastare la rassicurazione sullo stipendio di novembre o l’impegno, Enel permettendo, del pagamento della tredicesima con aggiornamenti “alle prossime settimane”. Qui bisogna essere chiari: il tempo sta per scadere e i posti di lavoro sono a rischio. La parte consistente dei lavoratori rimasti in Abramo sono quelli impiegati sulle Commesse Telecom Italia, ma con tutti questi lavoratori cosa si fa?
Le istituzioni sono letteralmente scomparse, impegnate tra le feste di Natale e le campagne elettorali per la Provincia. Eppure fino a non molto tempo fa i “tavoli” erano ben imbanditi, ma non hanno portato a nulla.
Crotone davvero può permettersi la perdita di tutti questi posti di lavoro? Qualcuno ha mai pensato che potrebbe passare alla storia come l’amministratore o il rappresentante del territorio (si parla a tutti i livelli) con il quale più di mille persone hanno perso il proprio posto di lavoro?
Qualcuno potrebbe dire: ma cosa centrano le istituzioni in tutto questo? Certo che centrano, visto che dovrebbero interessarsi, proporre soluzioni, pensare a come poter mediare o intervenire. Il tempo passa e il rischio è quello di restare con il cerino in mano.
Cosa di potrebbe proporre?
Per esempio di sedersi ad un tavolo con Tim, ragionare e verificare se, per esempio, ci sarebbe la possibilità di passare le attività che in questo momento gestisce Abramo ad un altro soggetto affidabile e che si assumerebbe l’onere di assumere tutti i dipendenti impiegati su quelle commesse. I fatti dicono che System House ha mantenuto le “promesse”, mantenendo livelli retributivi e tutte le garanzie dovute ai lavoratori. Inoltre, cosa da non sottovalutare, ha delle sedi operative in tutte le città in cui in questo momento Abramo opera con il maggior numero di dipendenti. Ma occorre una mediazione, qualcuno che proponga. Questa non può essere competenza di un giornale. Le istituzioni, per esempio. Loro dovrebbero essere garanti dei lavoratori.