Crotone,
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Crotone, rigettata la richiesta della Dda di confisca dei beni di Raffaele e Gianni Vrenna

La sezione Misure di prevenzione della Corte d’Appello di Catanzaro ha rigettato la richiesta di confisca avanzata dalla Dda di Catanzaro dei beni del gruppo imprenditoriale dei fratelli Raffaele e Giovanni Vrenna, tra cui c’é il Crotone calcio, che milita in serie A. Il 16 gennaio scorso la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Crotone aveva rigettato la richiesta di confisca, sostenendo l’assoluta estraneità di Vrenna alle dinamiche criminali. Decisione a cui aveva fatto il ricorso da parte della Dda davanti ai giudici della Corte d’Appello di Catanzaro.

Nel corso dell’ultima udienza il sostituto procuratore generale Salvatore Curcio aveva ribadito la richiesta di confisca dei beni e di applicazione nei confronti dei fratelli Vrenna della misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno per cinque anni nel comune di residenza.

La difesa degli imprenditori, rappresentata dagli avvocati Francesco Gambardella, Francesco Verri e Carlo Federico Grosso, aveva chiesto invece ai giudici di confermare la sentenza di primo grado. La Corte si era riservata la decisione ed oggi è arrivato il provvedimento di rigetto. Rigetto che era stato già pronunciato prima dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Crotone e poi dal presidente dello stesso Tribunale.

“La Corte ha riconosciuto la piena legittimità di tutti i fondi e le risorse economiche riconducibili a Raffaele e Gianni Vrenna. In particolare la Corte, dopo aver sottolineato l’inesistenza di qualsiasi elemento che possa far ritenere che anche in epoca passata Raffaele Vrenna avesse avuto contatti o contaminazioni con soggetti gravitanti in determinate orbite criminali, ha poi posto in rilievo come i fatti denunciati da alcuni collaboratori di giustizia oltre ad essere, in parte, smentite oggettivamente erano state in ogni caso ritenute non significative dagli stessi inquirenti.

Inoltre la Corte d’Appello ha ricostruito l’intero patrimonio economico del gruppo facente capo a Raffaele e Gianni Vrenna, dando una patente di assoluta liceità, e anche il Trust è stato ritenuto immune da censure”.