«Il Torino ha battuto il Cagliari, il Napoli ha vinto contro il Sassuolo, la Lazio ha sconfitto il Benevento 5-1. Unica eccezione il Crotone che ha vinto in casa contro la Fiorentina».
Così il giornalista di Radio Anch’io Filippo Corsini commentava stamattina i risultati dell’undicesima giornata del campionato di serie A.
Dunque il Crotone che vince in casa sarebbe una eccezione. Prima di giungere a qualunque affrettata conclusione ho aspettato che la trasmissione andasse un po’ avanti. E ho capito di non sbagliarmi quando, sempre Corsini, ha parlato di mini campionato in vetta alla classifica e di scudetto che sarà assegnato alla squadra che farà più punti negli scontri diretti. In chiusura di trasmissione, Carlo Ancelotti, in collegamento telefonico, parlava della necessità di tornare al campionato a 18 squadre, perché si gioca troppo, i calciatori arrivano stanchi agli appuntamenti con la Nazionale e lo spettacolo del calcio ne risente. In studio Corsini citava il Benevento e la necessità di tornare a 18 squadre perché questa apertura a 20 porta in serie A squadre di provincia che poi di fatto economicamente non reggono la massima categoria. Insomma, con tutto il rispetto per Corsini, giornalista esperto, navigato, con una esperienza sicuramente invidiabile da una giornalista come me, e con tutto il rispetto per Carlo Ancelotti, uno dei migliori, se non il migliore allenatore di calcio italiano, ma permettetemi di dirvi una cosa: stamattina a Radio Anch’io è andata in onda la sagra del qualunquismo sul calcio. Parto da una piccola ma dovuta difesa del Benevento che tanto mi ricorda il Crotone di un anno fa. Sicuramente la società giallorossa è in difficoltà, ma non si può condannarla solo per essere una squadra di provincia. Se il calcio in Italia deve essere solo fra quelle 6-8 squadre allora non basta una riforma del campionato a 18, ma una rivoluzione proprio. E poi Corsini si contraddice quando dà per scontato che le grandi squadre vincono facile con le piccole, che il campionato si gioca solo negli scontri diretti e poi parla di “eccezione Crotone”.
Il Crotone che batte una squadra di medio alta classifica in casa propria non è per niente una eccezione. L’anno scorso allo Scida l’Inter ci lasciò le penne, la Lazio uscì sconfitta all’ultima di campionato e anche il Milan non vinse. E allora perché bisogna sempre fare i soliti discorsi? Ma non solo il Crotone, l’anno scorso furono le squadre in corsa per la salvezza a dare dignità ad un campionato che in alto non aveva più nulla da dire già a fine febbraio. E allora perché non la smettiamo con questi luoghi comuni e diamo nuovamente dignità al calcio in quanto sport? Il calcio è dei tifosi, e soprattutto dei tifosi delle piccole squadre: portatori di valori sani, genuini, portatori di sogni per i tanti bambini che ancora pensano che correre dietro al pallone sia la cosa più bella del mondo e non pensano agli incassi. Una settimana fa ero ospite di una scuola media della periferia di Crotone, una scuola immersa nella campagna, parlavo ai bambini dei sogni, dei miti e del calcio. Ho chiesto loro quale fosse il loro sogno, in coro mi hanno risposto: «Voglio fare il calciatore» e poi hanno aggiunto: «Voglio andare in serie A come il Crotone». In un momento in cui la Nazionale italiana di calcio vive un momento che se non è proprio buio è sicuramente molto vicino all’oscurità, coltivare il sogno di tanti ragazzini di diventare calciatore dovrebbe essere il futuro.
Sabato pomeriggio allo stadio Meazza tra Milan e Juve di calciatori italiani in campo ce ne erano meno di 5-6, il futuro non può essere questo, ecco perché bisognerebbe smetterla di umiliare la società sane e veramente sportive come il Crotone, la Spal, il Cagliari… Quelle società che da anni sono esempio di sportività, di lealtà, di valori umani, di sacrificio e che stanno onorando il calcio in Italia. E poi, per la cronaca, il Crotone ieri ha battuto la Fiorentina non per una eccezione. Il Crotone ieri ha vinto perché ha creduto nelle sue capacità, ha lavorato sodo e si è lasciato trascinare dai diecimila cuori che sugli spalti dello Scida battevano al ritmo accelerato di chi sa che quella vittoria può valere una stagione. Il Crotone ieri ha vinto perché è stata la squadra più forte. Nessuna eccezione, solo la regola: la dura legge del gol.