Crotone,
Tempo di lettura: 6m 10s

Pitagora vi avrebbe fatto cadere i denti. E linciate chi vi ha indicato qual è la vera fede

Di Silvana Marra

Questo è il periodo dedicato allo sbigottimento, più di quanto non lo sia il resto dell’anno. Ed assisto ad un circo, con altro tipo di belve ed altra ferocia. E così ora ci sono i filantropi che scrivono lettere, post social e quant’altro, sui biglietti delle giostre per i non abbienti. Lo avessero fatto per le mense non funzionanti…ci avessero messo la stessa passione per l’acqua che non c’è mai, per esseri umani portati allo stremo per “decoro urbano”, per il degrado di marciapiedi sconnessi su cui la gente si rompe le gambe e per i topi che fra poco ci mangeranno vivi. Per la bruttezza estetica e civica di questo posto. Per il fumus senza essenza culturale che lascia senza parole: perché ovunque il tempo ha fatto il proprio corso, ovunque costumi ed interessi si sono evoluti, anche grazie ai media.

Ma qui c’è l’impenetrabilità delle quattro dita della scorza del provincialismo. C’è la pietà che fa chi si sente qualcuno fra quattro gatti che magari hanno fatto un anno di scuola e mangiato una fetta di carne meno di quanto non abbia fatto lui stesso. Qui ci sarebbe ottima e sconfinata materia di studio per un buon socio antropologo.

Io ci sto dal’80, qui mi sono spesa e con gli occhi ben aperti: ne posso parlare a pieno titolo. Giusto per chiarirlo allo sfigato fallito che una volta m’ha invitata ad andarmene. Qui si vota per clientele, si vota l’amico dell’amico di mio cugggino. Qui si crede d’interessarsi di politica con le quattro beghe di un microcosmo comunale, senza leggere un giornale, senza capire quello che sta accadendo nel mondo e sotto casa nostra. Qui c’è una trasversalità inquietante, raccapricciante. C’è gente che ha fatto guerra ed opposizione in campagna elettorale e ora si mette a disposizione di chi ha combattuto e si ritaglia piccoli, ingenui spazi di consulenza. Pur di farsi vedere, di esserci. Un altro mondo.

Qui c’è gente che si nasconde dietro le bandiere, che personalmente ho sempre considerato l’unico modo per avvilire di retorica la dignità di una persona. Qui c’è gente che al momento di esporsi veramente si tira indietro, ed è tutto un te la faccio vedere ma non te la do. E se non l’abbiamo capito, vuol dire che guardiamo in proiezione e dobbiamo crescere. Dunque, chiedo scusa anche per certa espressività popolare che uso, volontariamente, ogni volta si possa fingere di non avere capito.

Sono costretta ad accennare alla mia piccolissima persona, solo perché è funzionale al discorso. Credete davvero che una donna che si è sempre esposta, prendendo lo spunto anche da una parola, da un film od una canzone, per battere sempre sulle stesse cose che state leggendo, una persona che ha avuto il privilegio di non vedersi mai cambiata una virgola e troncata una parola anche da chi magari la pensava diversamente, abbia avuto paura od ignavia nel non fare politica attiva? Fra analfabeti, “trastulari”, lecchini e quattro piccoli trasformisti in giacca e cravatta? C’è qualcuno che può pensarlo? Non l’ho fatta perché non posso fare parte di alcuna cordata: una persona perbene prende le distanze quando qualcosa non va, e non si lascia condizionare dal ricatto di non onorare i debiti contratti per essere eletta.

Questa non è città e non lo sarà mai. E non è un paese. È un non luogo.

Non è un paese, perché non ha memoria né della cultura rurale né di quella operaia. La prima non c’è perché non ne ha l’orgoglio, fra ostentazione, Mercedes e borse firmate vuol dire che ci se ne è dimenticati. La seconda non c’è mai stata, c’è stato operaismo, altrimenti ora ci sarebbe coesione sociale. Io c’ero.

Un non luogo non ha identità. E allora la cerca nella squadretta, nella vrasciola, in Pitagora e in Rino Gaetano.  Il primo, se si svegliasse ora, vi farebbe cadere i denti. Il secondo è stato un povero ragazzo negletto e costretto ad andarsene, senza volere tornare mai più. Dunque, pompate ciò che non esiste.

Ma voi siete uno schiaffo ad ogni bellezza.

Linciate, dopo secoli, forse millenni di verità ma anche di negazioni, errori ed ambiguità, un vescovo e sacerdoti di raro nitore intellettuale nell’esercizio del loro magistero. Solo perché vi hanno detto qual è la vera fede, solo perché vi hanno invitato a distinguere la parte pagana da quella cristiana. Ovviamente, con sullo sfondo il silenzio farisaico di chi, si dichiara cattolico di prima fila. Vergogna.  Per chi ha aggredito ma ancora di più per chi non si è esposto, non ha detto una parola. E voi, sareste i “fedeli”? Sareste i cattolici fuoriserie, i top di gamma? Io scrivo da laica.

Quanto è poco divertente questo circo, quanta amarezza.

Dunque, e con dolore, questo non è solo un non luogo, ma è un non luogo in vendita. Per quattro, tristissimi, volgari, cafoneschi fuochi.

Non una parola per gli ambulanti, padri di famiglia che state portando al suicidio. In compenso crociate per un altro poco di bruttezza, giusto per non farci mancare nulla, vero? Mai aperto un libro di storia dell’arte e all’improvviso tutti Bonito Oliva, Sgarbi e Zeri.  Per un’altra trita e anche parecchio brutta “declinazione pitagorica”. Altri soldi che potrebbero essere utilizzati per crescere. Ripeto: il figurativo, oggi, senza idea, è un insulto. Ma voi siete degli studiosi e degli intenditori.

E allora via con le stesse banalità in tutte le salse, libri, braccialetti, onanismi comunitari, associazionismo “femminile” di combriccole paramassoniche e vicoli delle donne. Non miei, non di altre donne, vicoli vostri. Roba che altre parti politiche e culturali hanno fatto cinquant’anni fa. Ma via. La questione femminile è politica, e di tutta la società. Usciamo dai brodi autoghettizanti, perché si è in ritardo di mezzo secolo e fate danno pure a chi un poco ha saputo studiare.

Adesso, l’ultima, miope battaglia di retroguardia: i biglietti per le giostre. A nessuno che sia venuto in mente di denunciare che le giostre fino alle sei di mattina sotto l’ospedale e l’obitorio sono una barbarie, sono disumane, sono empie. Sono crudeli.

Eppure ne conosco di persone stupende, persone che amo più di me stessa.  Sono stata in case in cui mi sono ossigenata di storia, cultura, identità che è umanesimo che sa diventare umanismo. Ma sono una minoranza. Siamo, minoranza.

E allora, buona festa della Madonna a tutti, e voglio esagerare, persino a me che ho il vizietto dell’impopolarità.