Di Vincenzo Montalcini
Quella dell’associazione Somewhere in collaborazione con il Consorzio di tutela vini Doc Cirò e Melissa e il patrocinio del Comune e della Provincia di Crotone può sembrare un’idea semplice. Invece non lo è. La tre giorni di Wine Land, che personalmente spero venga ripetuta anche in futuro, magari in una doppia edizione che tenga in considerazione il periodo estivo, è finalmente qualcosa di concreto che mette insieme pochi elementi, ma vincenti. C’è la peculiarità del territorio, con il nostro vino. C’è organizzazione, c’è disponibilità degli enti, c’è un luogo bello e nel cuore della città che vive anche senza luce del sole e c’è soprattutto un gruppetto di persone che fa qualcosa. Ma lo fa concretamente, lasciando fuori dalla porta i commenti e la retorica, il “ma questo andrebbe fatto così” e le idee che nascono e muoiono in un aperitivo o in qualche articolo di giornale. Il mio personale augurio per il nuovo anno che sento di rivolgere ai miei concittadini è semplice: mettere da parte, almeno un po’, l’ignavia di cui spesso siamo schiavi.
Oggi come non mai bisogna fare, mettersi in gioco. Lo stanno facendo i ragazzi, gli imprenditori. Non frequentavo il Centro Storico da un po’ di tempo e devo dire che vederlo animato di localini per le viuzze, luci e attività che funzionano è qualcosa che ti restituisce ancora speranza. Un altro augurio è quello di continuare a collaborare com’è stato con Wine Land. Gli enti hanno il dovere, l’obbligo, di farlo con tutti. Anche far rivivere Piazza Mercato è tanto semplice quanto vincente. In passato era stata fatta la Festa dei Popoli, oggi Wine Land. Ma a cadenza periodica quel luogo, insieme ad altri, deve rivivere anche di sera. Magari incentivando qualcun altro ad aprire proprio li un locale, che non sia più considerato di passaggio ma centrale. Non c’è da inventarsi nulla, in Italia ci sono migliaia di esperienze simili.
Non sbaglia chi giudica, chi commenta tutto e tutti facendo ruotare in un calice un vino che probabilmente neanche conosce. Sporcarsi le mani, fare, sbagliare. Sono queste le “viuzze”, proprio come quelle del Centro Storico, che portano a qualcosa di bello e di diverso. Le parole rimangono tali e se le porta via il vento, come sempre.