Abbiamo intervistato Giovanni Orestano, direttore generala della Abramo CC, che in questo periodo sta attraversando un periodo molto difficile visto il concordato presentato al Comune di Roma lo scorso mese di ottobre.
E’ noto ormai che l’azienda ha presentato questa richiesta di concordato: a che punto siamo?
“Confermo che il 30 ottobre la Abramo Customer Care ha depositato la prenotativa di concordato in continuità. Dovremo presentare il piano concordatario entro il 1 marzo, entro cioè i 120 giorni massimi previsti dalla normativa. Questo piano dovrà essere poi omologato dal Tribunale di Roma. Stiamo lavorando intensamente alla preparazione del piano che presuppone anche l’identificazione di soggetti interessati a rilevare le attività della Abramo CC”.
Cosa è cambiato in un mese visto che l’azienda, dopo anni, ha presentato un piano di sviluppo per poi arrivare al concordato solo dopo qualche settimana?
“In effetti lo scenario è cambiato drasticamente nel giro di poche settimane. In estrema sintesi ci siamo trovati in questa situazione per mancanza di liquidità a causa del venire meno di alcune ipotesi di finanziamento che ci erano state prospettate e su cui anche il sistema bancario contava. La decisione della richiesta di concordato in continuità è stata presa per evitare situazioni potenzialmente peggiori per gli azionisti ed i dipendenti. Il Concordato, evitando situazioni formali di insolvenza, permette infatti, sotto il controllo del Tribunale e con il supporto dei Commissari da questo nominati, di traghettare l’azienda verso soluzioni di continuità industriale ed occupazionale”.
Nonostante i sacrifici chiesti ai lavoratori attraverso il Fis e la rimodulazione dello staff come mai l’azienda non è riuscita a risollevarsi?
“Non possiamo dimenticare in che scenario economico ci troviamo a causa della pandemia COVID. E’vero che abbiamo utilizzato il FIS per ridurre il costo del lavoro ma è anche vero che con questa leva abbiamo dovuto affrontare riduzioni di fatturato sia riferiti agli anni scorsi sia riferiti al 2020. In una situazione economicamente cosi depressa soffrono tutti, privati e aziende e questo per quanto ci riguarda impatta negativamente sui volumi di attività. Oltretutto utilizzare il FIS significa soltanto tamponare temporaneamente una situazione mentre nel caso di Abramo l’esigenza, come annunciato nel piano industriale, era e sarà la messa in campo di interventi strutturali”.
Si parla di riduzione dei volumi, ma anche di investimenti sbagliati, non in Italia. Cosa c’è di vero?
“Credo di essere la persona meno indicata per parlare del passato visto che sono in Abramo da aprile e sono arrivato con l’obiettivo di risanare e rilanciare l’azienda. Le difficoltà di Abramo non sono un unicum nel settore del Business Process Outsourcing e questo principalmente a causa di una forte competizione sui prezzi nel mercato italiano e a riduzioni strutturali di volumi di attività, principalmente nel mercato delle Telecomunicazioni. Molte aziende stanno soffrendo per questi motivi a cui si aggiunge la spinta verso la digitalizzazione che trasforma i processi di gestione del cliente rendendoli più tecnologici e meno esclusivamente umani. Parlando di investimenti rilevo che tutte le società estere e italiane godono di ottima salute e permetteranno di valorizzare la Abramo in fase di cessione”.
E’ stato fatto qualche errore da parte dei vertici dell’azienda secondo lei?
“Parlare di errori sarebbe davvero poco corretto nei confronti di un Team Manageriale che ho trovato estremamente competente, motivato e determinato a risollevare le sorti di un’azienda in cui alcuni di loro lavorano anche da decenni. Abramo è stata un’azienda di grandissimo successo fino a tutto il 2018 ed è entrata in crisi principalmente a causa di una riduzione repentina e significativa di volumi di attività che avrebbe messo in difficoltà qualsiasi azienda con l’80 % di incidenza del costo del lavoro sui ricavi. La mia unica riflessione riguarda il perimetro occupazionale: è evidente che averlo preservato anche in questi anni di difficoltà in tutte le componenti relative ai contratti a tempo indeterminato, se ammirevole dal punto di vista sociale, credo non sarà più sostenibile in futuro, a prescindere da quello che potrà succedere”.
C’è oggi un reale interesse di qualcuno a rilevare Abramo?
“Ci siamo da subito attivati per identificare soggetti interessati a rilevare tutte le attività di Abramo CC sia italiane che estere rivolgendoci sia ai nostri concorrenti che ad altre realtà che per motivi industriali o finanziari possano avere interesse ad investire e quindi rilevare l’azienda. Siamo adesso in una fase di approfondimento delle manifestazioni di interesse per provare ad avere, nel minor tempo possibile, una soluzione che possa soddisfare il Tribunale e i nostri clienti. Posso solo dire che abbiamo riscontrato disponibilità reale e questo ci lascia ottimisti su una soluzione che possa assicurare continuità alle nostre attività”.
Siamo a pochi giorni da un’alluvione che ha di nuovo messo in ginocchio Crotone. Dopo quella del 1996 nacque, proprio a Crotone, la Datel. Cosa si sente di dire a tutti i lavoratori che hanno reso Abramo un’azienda di livello internazionale e che oggi vivono giorni di angoscia?
“Oltre ad inviare un messaggio di vicinanza, soprattutto a coloro che direttamente hanno subito danni a causa della recente alluvione, voglio ringraziare personalmente tutte quelle persone che in quei giorni hanno continuato a lavorare e che si sono recate direttamente in sede per senso di responsabilità, professionalità ed attaccamento al lavoro. Queste persone rappresentano lo spirito della gran parte dei nostri dipendenti che voglio ancora ringraziare per avere contribuito al successo della Abramo CC ma, soprattutto, perché continuano ancora oggi, pur nell’incertezza del presente, a lavorare tanto e bene, per assicurare una prospettiva di futuro all’azienda e quindi a se stessi e alle proprie famiglie”.