Sono ore di apprensione per i dipendenti della Abramo Customer Care, che da ormai da un paio di anni vivono in una situazione di costante incertezza per una serie di problematiche che l’azienda, nata proprio a Crotone all’indomani dell’alluvione del ’96 per volontà dell’allora Governo Prodi, sta attraversando.
Non era mai successo, infatti, che il pagamento di uno stipendio venisse ritardato e dilazionato. Un’azienda diventata fiore all’occhiello tra i call center nazionali, Abramo è sempre stato sinonimo di qualità, grazie ad operatori con un tasso di scolarizzazione molto più alto della media.
Perché Abramo era, fino a poco tempo fa, una famiglia di cui andare orgogliosi.
Da Crotone sono nate altre sedi: Catanzaro, Cosenza, Lamezia per poi varcare i confini nazionali e continentali. Da quei pochi operatori crotonesi è nato qualcosa di bello e grande, che ha dato la possibilità a molti di avere un posto di lavoro dignitoso in una terra dove il lavoro proprio non c’è.
Un’azienda che non è mai mancata in nulla e che, quando si avvicinavano le festività, aveva anche l’accortezza di pagare qualche giorno prima. O almeno questo è quello che racconta chi da anni lavora in quello stabile vicino la stazione di Crotone, diventato il cuore pulsante dell’economia crotonese.
“Siamo sempre stati bene – dicono alcuni dipendenti che preferiscono restare anonimi – non c’è mancato mai nulla. Lavorare in quell’azienda è sempre stato un vanto, abbiamo potuto realizzare i nostri piccoli sogni: costruire una famiglia, avere un’automobile nuova, la sicurezza per i nostri figli. Insomma una certa stabilità economica, oggi davvero rara”.
E poi cos’è successo? “Negli ultimi due anni è subentrata una certa incertezza, ovviamente si parla sempre e comunque di crisi, anche se a volte viene difficile comprendere. È vero che qualche commessa è stata persa, ma è anche vero che si continua a lavorare, in molti reparti anche con lavoro straordinario. Adesso la batosta dei ritardi degli stipendi, abbiamo ricevuto il 70% e ci era stato garantito che entro fine mese avremmo avuto il saldo, ma ad oggi nulla. Si parla addirittura di fallimento, di un presunto concordato in bianco di cui non sappiamo nulla”.
È ovvio che in una situazione del genere nessuno si sente tranquillo: “Vorremmo avere dei chiarimenti, capire come stanno realmente le cose e non trovarci da un giorno all’altro in mezzo ad una strada, soprattutto in un periodo come questo. Il silenzio dell’azienda altro non fa che alimentare le voci e le nostre paure”.
In sintesi: “Dopo tutti questi anni meritiamo almeno di capire, siamo bombardati da mille notizie. Ci parlano di investimenti all’estero, di mancanza di liquidità per i pagamenti posticipati dei committenti e di mille altre cose. Noi vorremmo solo capire, ce lo devono per rispetto di quanto fatto in questi anni”.
Le notizie sono volate “come la freccia dall’arco scocca – diceva De Andrè – ma sui gruppi Whatsapp dei dipendenti della Abramo Customer Care nelle diverse regioni d’Italia.
Da giorni in molti vivono ore di apprensione per sapere quale sarà il oro futuro lavorativo. Il rischio per Crotone è quello di ritrovarsi a gestire l’ennesima crisi occupazionale in un momento economicamente debole e in una realtà già gravemente depressa da decenni.
Insomma dal punto di vista sociale l’ennesima bomba ad orologeria che rischia di deflagrare prepotentemente se le voci, che girano sulle migliaia di telefonini dei dipendenti Abramo, diventassero realtà. E c’è anche chi conferma che dai sindacati nessuna smentita è arrivata su quanto a conoscenza dei dipendenti.