Crotone,
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Elezioni 2022: i crotonesi delusi e sfiduciati. Ma ci credono ancora (un po’)

Di Nadine Solano

Come accade da Nord a Sud, anche a Crotone serpeggia la delusione. Anche i crotonesi affronteranno le elezioni politiche del 25 settembre 2022 con una fiducia ridotta ai minimi termini. Anche loro provano grande amarezza dinanzi a una classe politica che forse non era mai stata litigiosa come negli ultimi tempi; che appare scissa, inconcludente. Incompetente, anche.

No, lo spirito non è affatto dei migliori. Eppure parlando con le persone, fermandole semplicemente per strada e quindi prendendole alla sprovvista, emerge qualche nota positiva. Tra le tante stonate. Tanto per cominciare, se la maggior parte delle previsioni a livello nazionale conduce a un aumento dell’astensionismo, i crotonesi hanno – in linea di massima – intenzione di recarsi alle urne. O, almeno, così hanno detto i nostri interlocutori. Con convinzione e poche eccezioni. È stata una coincidenza, o magari un bluff? Lo scopriremo a breve.

C’è poi da sottolineare che, nonostante i risultati discutibili delle passate esperienze, credono che votare un concittadino, riuscire a mandarlo in Parlamento, sia importante. Doveroso, anche. Quanto alle liste e ai nomi su cui puntare, a chi ha già deciso si affiancano gli indecisi. Che non sono indecisi tanto sui colori politici e sui valori veicolati, quanto sulle persone. E qui si torna al discorso fiducia. Perché insomma, si cerca qualcosa a cui aggrapparsi. In qualche modo, si conserva la speranza. Però i presupposti sono quelli che sono.

“Io andrò a votare perché è un dovere di tutti – dice Antonio, 53 anni, commerciante – e perché penso che potrebbe essere la volta buona per la coalizione da cui mi sento rappresentato. È vero: siamo succubi dei poteri forti e tendenzialmente i politici pensano prima di tutto alla poltrona; però allo stesso tempo ritengo che i margini per un cambiamento ci siano ancora, naturalmente lasciando tempo al tempo. Sempre che non facciano cadere anche il prossimo Governo prima che possa fare qualcosa”.

Sandro, 57 anni, disoccupato, è più che diretto: “Io voto Giuseppe Conte. È l’unico che si è mosso per il popolo italiano e non per la poltrona, appunto. Ci credo ancora”.

Anna, 64 anni, commerciante, non è sicura di andare a votare: “Penso di sì, l’idea di sprecare un voto non mi piace. Ma onestamente non mi sono ancora informata sui candidati. Tanto non cambia mai nulla. Comunque, credo che mi orienterò su un crotonese: voglio pensare che, se eletto, si impegnerà anche a favore della nostra realtà”. “Sono d’accordo con lei – fa eco Giuseppe, 70 anni – è meglio scegliere un concittadino. Che sia una persona corretta e onesta. Lo ammetto, Conte ci ha delusi. E neanche io, per adesso, ho un nome preciso in mente. Ma il voto serve anche per contrastare quelle forze politiche con cui non si ha nulla in comune”.

Incontro Maria, terapista 42enne, in Piazza Municipio; è con sua figlia, una bimba bella e allegra: “Non so se voterò, non so nemmeno chi c’è. E in generale, non mi interesso più alla politica: né quella locale, né quella nazionale. Salgono al trono e poi diventano tutti uguali. La politica non è più una cosa seria”.

“Io vado a votare sicuramente – risponde Margherita, 56 anni, commerciante – però questa, rispetto a tutte le altre, è la volta in cui ho meno convinzione. Stiamo provando di tutto, ma la politica non dovrebbe essere una prova. La politica dovrebbe essere una strada ben definita. I crotonesi eletti in passato? Non hanno fatto praticamente nulla, parliamoci chiaro. Ma è sempre meglio riprovare. Non mancano le persone intelligenti e competenti”.

Lucia, 34 anni, infermiera, fa autocritica: “I politici sono una delusione, ma è anche vero che noi italiani ormai sappiamo solo lamentarci. Lo spirito giusto manca da entrambe le parti. Come uscirne? Non lo so. So che voterò le persone che penso abbiano più strumenti delle altre. L’onestà e la competenza sono importanti, ma la passione e l’entusiasmo autentici non sono da meno”.

“Io voto il cambiamento netto – dice Giacomo, 32 anni, commercialista – e quindi le persone che ritengo possano attuarlo. Non voglio farmi condizionare troppo dalle parole ‘destra’ e ‘sinistra’, anche perché non hanno più lo stesso significato del passato. C’è bisogno di gente che abbia polso e idee chiare. Un crotonese? Mah… Non credo possa fare la differenza più di tanto, e comunque non mi va di votare qualcuno solo perché è un concittadino”.

Francesco, 24 anni, sta terminando gli studi universitari: “Sì, vado a votare. E visto che non c’è nessuno che mi convince fino a fondo, il mio sarà esclusivamente un voto di contrasto. Perché la piega che sta prendendo il Paese mi preoccupa”.

Anche Teresa, insegnante di 64 anni, sarà presente all’appuntamento del 25 settembre: “Vado a votare, ci sono sempre andata. E sono anche convinta per quanto riguarda i nomi. Ci credo ancora? Credo nei valori, non nelle persone. D’altra parte, non vedo i margini necessari per un reale mutamento di rotta. Magari sarà smentita, me lo auguro”.

Eugenia, 68 anni, medico in pensione, è sibillina: “Io vado a votare perché quasi costretta. Altrimenti me ne starei a casa, senza dubbio”.

“Nel 2018 – ricorda Vincenzo, impiegato di 45 anni – il mio umore relativo alla politica e alla salute del Paese era diverso. Avevo aspettative, un certo ottimismo. Nonostante tutto. Ma adesso vedo una caduta libera. Sanno solo gridare, litigare, separarsi, cambiare alleati. Sembra che giochino. Ma è la nostra vita, sono le sorti dell’Italia. Non è un gioco. Il senso del dovere mi dice di andare a votare… Non so se stavolta l’ascolterò”.

Vittoria, 20 anni, disoccupata, usa quasi un tono di sfida: “Se ho tempo, vado. Però non mi pare che i politici abbiano fatto qualcosa di concreto per noi giovani. Da nessuna parte. Se vogliono il voto, devono darsi da fare”. Annalisa ha 24 anni e lavora come segretaria part time: “Nessuno si aspetta miracoli, per carità. Ma nemmeno questo sfacelo. Vado a votare perché altrimenti mi sento in colpa. E voto una persona di Crotone perché la conosco e mi fido. Magari siamo tutti troppo pessimisti e andrà meglio di come pensiamo, chissà!”. Già. Chissà.