Si fa presto a dire No alla violenza sulle donne. E prestissimo a scriverlo su Fb. Tra quelli che (giustamente) si stanno schierando vedo anche esponenti politici e amministratori, che invito – proprio in virtù del loro ruolo al servizio della collettività – a battersi perché l’impegno formale diventi sostanziale. Mi spiego: una delle prime cose che fa un uomo violento è isolare la propria donna, renderla dipendente da lui, privarla dell’autonomia. Perché così le diventa ancora più difficile decidere di andarsene, specie se ha figli. Dove va? Con l’aiuto di chi? Con quali soldi? Con quale lavoro? Con quali prospettive? Oppure pensiamo alle donne costrette a prostituirsi, magari senza documenti o permesso di soggiorno. Dove scappano? A chi si rivolgono? Ecco a cosa servono le Politiche sociali, quelle che nella nostra città e nella nostra regione sono relegate all’ultima voce degli interventi amministrativi. Servono a creare sportelli di ascolto, strutture di aiuto, di soccorso, luoghi sicuri ai quali una donna maltrattata possa rivolgersi senza paura di essere costretta a tornare a casa, o peggio che il marito violento la trovi; servono a dare aiuto psicologico ed economico; servono a fare formazione oltre il 25 novembre. …ma da noi non ci sono…tutto è affidato alla buona volontà di piccoli gruppi di persone, che si sostituiscono a quello che dovrebbe fare un’Amministrazione seria. Una che se riesce a guardare oltre la punta del proprio naso, una che ha il coraggio di aiutare i più deboli…che i forti portano voti, ma poi chiedono cose in cambio.
Crotone,
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