Stamattina, partecipando da cittadina e non da giornalista, alla sobria e contenuta manifestazione per la celebrazione della festa della Liberazione, organizzata dall’Anpi e della Prefettura di Crotone, mi sono chiesta se avesse potuto parlare la statua del milite ignoto di piazza Umberto I, cosa avrebbe detto.
Perché il monumento al milite ignoto, assieme a me, è stato testimone di un episodio davvero molto triste. Tra l’altro il secondo a cui ho assistito nel giro di appena 24 ore, e siccome oltre ad essere una cittadina, ho il privilegio di essere una cronista di questa città, ho sentito il dovere di raccontare.
Avevo letto qualche giorno fa che anche a Crotone, come del resto in tutte le città d’Italia, ci sarebbe stato un momento dedicato alla memoria della Resistenza; ed io, come ogni anno, volevo esserci.
Il sole che splendeva stamattina sulla città mi ha spinto ad uscire con anticipo, e così sono arrivata a piazza Umberto I circa venti minuti prima dell’inizio della breve manifestazione, fissata per le 12:00. Quando sono arrivata però credevo di aver sbagliato giorno e ora: mezzi e personale di Akrea stavano provvedendo a pulire la piazzetta che era ridotta davvero in condizioni pietose.
Certo, se volessimo potremmo stare qui anche a parlare della maleducazione dei cittadini, ma stavolta ritengo che l’attenzione debba essere riposta su altro.
Cercando di capire il perché, nel momento in cui era sul punto di arrivare il Prefetto (mancavano davvero pochi minuti) c’era ancora il personale all’opera, tra l’altro palesemente in imbarazzo ed in difficoltà, mi sono messa a fare domande.
Quando sei un giornalista è più forte di te. Chiedendo qua e là, alle persone che stavano lavorando, ho scoperto che il personale di Akrea era stato avvisato solo alle 11:00, di domenica e del 25 aprile, di dover provvedere alla pulizia della piazzetta. Tra l’altro sembrerebbe su segnalazione del personale della Prefettura, che nell’ambito dei suoi sopralluoghi sulla sicurezza dei luoghi aveva notato la totale impraticabilità del posto.
E no, non può essere stata distrazione. Mi sono sentita mortificata. Io, per tutti i miei concittadini, per la totale mancanza di rispetto. E non mi riferisco alle istituzioni, ma il non aver provveduto alla pulizia della piazzetta è un’offesa contro il 25 aprile, il milite ignoto, i partigiani e i crotonesi che oggi, come me, anche se pochi, sono andati a rendere omaggio alla nostra storia e ai nostri antenati.
Qualcuno potrebbe scusarsi dicendo che la comunicazione della manifestazione è arrivata in ritardo, la cosa la trovo ancora più avvilente.
Non ritengo che ci debba essere qualcuno che debba comunicare a chi rappresenta la città che oggi è il 25 Aprile.
Non credo che ci voglia necessariamente la visita di un Prefetto per provvedere al decoro di un angolo della città che doveva essere luogo di riflessione e ricordo per tutti. Io ritengo che non ci siano scuse. Quei mezzi lì in azione, i bersaglieri con la corona d’alloro in mano senza poterla poggiare da nessuna parte, il Prefetto in attesa che si finisse di spazzare la strada ed il sindaco in un imbarazzante ritardo, sottolineato dallo stesso Prefetto arrivato diversi minuti prima, hanno dato ai presenti una pessima sensazione.
È stata la stessa sensazione che ho provato sabato, ieri mattina, quando mi sono recata all’hub vaccinale di via Saffo, per fare un servizio giornalistico sul “Vax day” e ho visto con i miei occhi i cittadini fare la fila per il vaccino tra i rifiuti ingombranti lasciati davanti all’isola ecologica regolarmente aperta.
Persone anziane, fragili, anche disabili, che facevano lo slalom, sotto la pioggia, tra un materasso e l’altro. Anche qui si potrebbe dare la colpa ai cittadini, ma sarebbe un esercizio troppo semplice. Anche ieri dopo le segnalazioni dei giornalisti qualcuno è andato a ripulire la strada. Sempre un minuto dopo però. Non accade mai prima.
E non si tratta di cose che hanno colto di sorpresa chi di dovere.
Il 25 Aprile si festeggia da 76 anni, l’hub di via Saffo è attivo dai primi di marzo.
Ho scritto con grande amarezza; rispettando il dovere deontologico di raccontare i fatti oggettivi per come sono andati, di scrivere solo la verità. Ma rivendicando quel sacrosanto diritto alla libertà di espressione e di stampa che mi è garantito grazie al sacrificio di chi oggi avrei voluto commemorare. Senza assistere all’ennesima imbarazzante improvvisazione.