Crotone,
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Rocco Mangiardi: “Estorsione? La ‘ndrangheta vuole farci pagare la tassa sulla paura”

Estorsione, dizionario della lingua italiana: «L’ottenimento di un ingiusto profitto mediante la violenza o la minaccia. Origine: dal latino tardo extorsĭo -onis, der. di extorquēre “togliere via con la forza” sec. XIII».

«L’estorsione, in diritto, è un reato commesso da chi, con violenza o minaccia, costringa uno o più soggetti a fare o a non fare qualche atto al fine di trarne un ingiusto profitto con altrui danno».

È uno dei reati più esecrabili, che arricchisce le mafie, i nullafacenti, chi non ha mai lavorato in vita sua, chi diventa parassita di una società che gli permette di agire così. La società che consente a questi individui tali comportamenti è spesso fatta di commercianti ed esercenti impauriti oppure collusi, di istituzioni che non fanno il proprio dovere e diffondono sfiducia nei cittadini onesti.

La parola magica forse è proprio fiducia, quella che tutti vorremmo avere: nelle istituzioni, nel futuro per i nostri figli, nel vicino di casa, nella persona che incontriamo per strada e nemmeno conosciamo.

L’estorsione si affida molto al senso di sfiducia dei commercianti e al loro isolamento da parte dei colleghi. Una tanica di benzina davanti alla saracinesca, una bottiglia di liquido infiammabile, un accendino, una minaccia. L’estorsione – per dirla con uno che invece ha denunciato e fatto condannare i suoi aguzzini, Rocco Mangiardi da Lamezia Terme – è la tassa sulla paura. “La ‘ndrangheta – dice Rocco – prima ti mette paura e poi pretende che tu paghi la tassa per non avere più paura”.

Ma se analizziamo alcuni aspetti si può anche dire che l’estorsione è quel crimine che caccia il pane di bocca ai commercianti, agli imprenditori, ai loro figli e ai figli dei loro dipendenti. Se un imprenditore deve scegliere tra pagare il pizzo e licenziare un operaio cosa pensate scelga? Alla faccia di chi dice che la ‘ndrangheta e le mafie creano lavoro.

Immaginate un onesto esercente che ha fatto e fa mille sacrifici per portare avanti un negozio, un’attività commerciale. Che ogni mattina si alza all’alba e, insieme ai suoi dipendenti, tira su la saracinesca del suo negozio. Si spacca la schiena per far tornare i conti, per racimolare i soldi per gli studi dei figli o semplicemente per dare loro una possibilità di vita. Le tasse, i fornitori, i dipendenti, la spese vive, la ‘ndrangheta e la tassa sulla paura.

Perché un essere umano dovrebbe dare dei soldi ad una persona che non ha voglia di lavorare, che forse non ha mai mosso un dito in vita sua e che conosce solo la violenza verbale e materiale?

Dove vanno a finire i soldi delle estorsioni? Chi ingrassano? Può un cattolico, un credente di qualunque religione, che tale si definisce, sopportare una cosa del genere? Può una persona qualsiasi dormire tranquillo sapendo che quei soldi forse finanzieranno assassini, omicidi, traffico di armi e di droghe, o di esseri umani?

Tante domande, alcune senza risposta, ma per molte si potrebbe fare tanto. A cominciare dal mettersi insieme, dal non lasciarsi e lasciare soli chi è sotto il giogo del ricatto. Dall’altra parte occorre coraggio, fiducia, sostegno e istituzioni che rispondano alle esigenze dei cittadini onesti e non siano colluse con altri tipi di poteri. Del resto lo diceva anche il Procuratore della DDA, Nicola Gratteri: “In Calabria un movimento di ribellione come in Sicilia non è stato possibile perché le istituzioni non sono state credibili, a cominciare dalla Magistratura”.