Crotone,
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Nove anni fa Dodò: il bianco, il nero e la solitudine dei bambini

Dodò Gabriele il giorno della Prima Comunione

Nove anni fa la morte del piccolo Domenico Dodò Gabriele, dopo 85 giorni di coma, senza mai riprendere conoscenza. I colpi di lupara esplosi il 25 giugno sul campo di calcetto di Margherita gli hanno fermato per sempre il cuore. A nove anni di distanza sembra quasi naturale riproporre quanto scritto il 22 settembre del 2009, il giorno dei suoi funerali, quel giorno a Crotone il cielo era grigio, brutto…

Crotone, 22 settembre 2009

“Campane a festa, petali bianchi e confetti bianchi. A Crotone piove da due giorni, quasi da quando è cominciata a trapelare la voce che il cuore di Domenico, undici anni, colpito dal fuoco aperto da mani vigliacche in un agguato di ndrangheta la sera del 25 giugno scorso, si è fermato. Non batte più. La pioggia bagna la bara bianca, la maglia di Del Piero, i fiori bianchi, e la maglia grigia con la scritta “contro tutte le mafie” (maglia usata dai giornalisti in un torneo organizzato da Libera il 25 luglio scorso per ricordare proprio che la ndrangheta aveva colpito un bimbo innocente). C’è tantissimo bianco nella celebrazione d’addio al piccolo Dodò. Il bianco, il colore della purezza, del candore, quello che Domenico conservava ancora intatto nella sua giovane età. Bianche sono anche le maglie dei compagni di scuola che attendono la bara sul sagrato della Basilica di Crotone. Bianco nel rito cattolico è l’abito della sposa che arriva all’altare per unirsi col suo amore. E, quasi come nel rituale cattolico, Domenico arriva al matrimonio con Cristo. Tutto il bianco fa da contraltare al tanto nero del lutto dei parenti, degli amici, degli abitanti di contrada Iannello, alle porte di Crotone, a pochi chilometri dal campetto di calcio dove Domenico è stato colpito a morte. Il bianco e il nero. Il candore e il lutto, la spensieratezza di un bimbo che gioca e la barbarie di mani assassine. Crotone continua a sprofondare nell’oscurità. Un’oscurità intellettuale, morale, etica e di conoscenza. Una terra che rischia di affondare con il suo esercito di mediocrità, di false stature morali, e di pochi combattenti culturali. Una terra che soffre, ma che non si ribella. Assuefatta a tutto, anche al peggiore dei mali: farsi portare via i bambini. Quelli come Domenico e quelli che non hanno una città in cui vivere davvero, crescere serenamente e camminare verso un futuro meno tenebroso. Uccidere un bimbo mentre sta coltivando i suoi sogni, mentre sta rincorrendo un pallone, sperando di farlo un giorno in un campo prestigioso, è il segno che da queste parti i valori non hanno più nessun senso. E quelli che si indignano sono sempre di meno, quasi come se ci si lasciasse scivolare verso l’oblio delle menti. Serve una rivolta culturale, servono persone vere, preparate, colte, libere e che sappiano voler bene alla propria terra. Potessero impiccarvi tutti con corde d’oro per vedere davvero quanto valore ha il denaro. I compagni di Domenico piangono, lo fanno con delicatezza come se non volessero disturbare la funzione religiosa. Le lacrime che scendono sui loro volti sono come gocce di sangue che grondano dalla croce di Cristo. Lacrime che dovrebbero servire a purificare questa terra e a far sbocciare i fiori migliori. Si girano, si guardano intorno, ma sembrano desolatamente soli. Hanno occhi spaesati, fissano l’infinito, come se immaginassero il loro futuro. Sembrano tanti piccoli cuccioli abbandonati dalla mamma. Intimoriti, si stringono nelle spalle a cercare conforto, si sciolgono nel pianto a dirotto quando il parroco termina la celebrazione. Domenico è stato uno di loro e ognuno di loro poteva essere al posto di Domenico. Un genitore non dovrebbe mai seppellire un figlio. È contro natura e se ciò accade per colpa di mano assassine è come se qualcuno volesse crocifiggere Cristo per la seconda volta. Alzati Crotone se ne hai la forza. Alzati e combatti per i tuoi figli, altrimenti sarai come quella mamma indegna che dopo averli partoriti li abbandona a morte certa, senza mai regalare loro un sorriso. Alzati Crotone e proteggi i tuoi figli dall’odio, dall’avidità di chi commercia morte, sia essa col piombo, o con i rifiuti tossici. Alzati se ne hai la forza, altrimenti non cercare i tuoi figli e abbandonali all’oblio e all’indifferenza. Qui vivranno solo i dannati che finiranno per sbranarsi tra loro, come fiere affamate”.