Ancora una volta “Crotone ci mette la faccia”. La faccia della gente comune, dei famigliari dei morti di tumore e degli ammalati stessi. Non la faccia delle istituzioni da sempre colluse con chi dovrebbe raccontare la verità sui tumori a Crotone. La faccia di Tina, Davide, Francesco, Maurizio, Anna, l’elenco dei crotonesi “ribelli” sarebbe lungo. Come accade da tempo si sono ritrovati di fronte al cimitero, dove riposano i propri cari ammazzati dal tumore e dalle bugie di chi sa e non parla. Qui hanno acceso decine di lanterne cinesi che poi si sono librate in cielo fino a raggiungere le stelle, quei “buchi dai quali filtra la luce dell’infinito” avrebbe detto Comfucio.
Ma su Crotone regna ancora la cappa dell’omertà di chi sa e non racconta la storia delle scorie nocive sparse per tutta Crotone. Qulla storia nascosta e seppellita esattamente come le scorie o come i processi iniziati male e finiti peggio. Chi ci ha rimesso in tutto questo è la gente comune, gli ex operai ammazzati dal cancro come mosche o i loro famigliari, e non solo. In Basilicata qualcuno ha preferito scrivere un testamento prima di morire nel quale raccontare che “l’Eni sapeva già da anni”, a Crotone con il cane a sei zampe si fanno affari, si ingrassa fino a scoppiare (magari) e si fanno carriere che altrimenti vista la pochezza di materia grigia sarebbe impossibile fare. A Crotone si muore di tumore come mosche, ma a qualcuno piace non metterci nè la faccia, nè l’ombra. I cittadini crotonesi che erano questa sera al cimitero, invece, ci hanno messo la faccia per denunciare, il cuore per ricordare e sanguinare dal dolore, e i nomi per chiedere giustizia e verità. E come al solito il popolo autorganizzato vale mille volte una istituione impantanata e cieca; vale un milione di volte la pochezza di chi si arricchisce sulla pelle degli altri pensando di essere immortale.