Da qualche giorno siamo tutti un po’ più poveri. Di spirito, di cultura, di sorrisi, di buoni consigli per la musica, che siano brani da ascoltare o strumenti da comprare. Ha chiuso il Pentagramma. Non è un semplice negozio che chiude i battenti. È un pezzo di cuore e di cultura che ci abbandona. Entrare nel Pentagramma era come varcare la porta del “Paiolo magico” di Harry Potter. Come attraversare il binario 9¾, un viaggio nel tempo, nella storia della musica e degli strumenti musicali. Ma anche un viaggio dentro altri vissuti. Non un semplice negozio quanto piuttosto un vero e proprio centro sociale dove scambiare idee, ascoltare ottima musica, sentire e portare a casa storie di vissuto. Incontri, delusioni, amicizie, occhi negli altri occhi, vita raccontata da altre vite. Entrando nel Pentagramma sapevi già che ne saresti uscito un po’ migliore. Che qualcosa ti sarebbe rimasto appiccicato nel cuore e nella mente. “Hola Juanita”, le poche occasioni di scambiare qualche parola in spagnolo ammirando occhi dolci di una piccola grande donna che vive sempre col sorriso sulle labbra, nonostante tutto. E via il racconto della sua Spagna, del maledetto franchismo, delle lotte. La sua emozione nel 1992 quando mi dice: “Hai visto le Olimpiadi di Barcellona ieri? L’alba era stupenda, io la vedevo sempre quando ero lì”. Salutata Juanita via a cercare Fabio che è sempre indaffarato nel far provare strumenti a ragazzi coi capelli lunghi, piuttosto che allo scolaro accompagnato dal papà o dalla mamma. E poi chiedevi di comprare il disco che pensavi di prendere: “Ma perché non prendi quest’altro che è più bello, sentilo” dice Fabio. E finisci col comprare quello consigliato. E Francesco? È dietro al banco che prende le ance per i clarinetti e i sassofoni. Peppino? Sta facendo una lezione di chitarra nel retrobottega. Finita la lezione Peppino esce, si ferma a parlare e comincia a raccontare storie che fai fatica anche solo ad immaginare. Ma sono vere, verissime. È la sua di vita. Quella con Juanita e quella da ragazzo. Poi arrivano gli amici. Si parla di politica, di economia, di libri, di cultura e nel frattempo Francesco o Fabio hanno messo una colonna sonora in sottofondo. “Senti, senti questo pezzo, è l’ultimo di…”. Il Pentagramma è un microcosmo, è la rappresentazione della vita che avremmo voluto, le discussioni sulle quali accapigliarsi e poi bere un bicchiere insieme. È il mondo riprodotto in pochi metri quadrati. Il calore dell’arredamento, il fascino degli strumenti musicali e degli accessori, il vinile e i suoi i figli, i cd. Per decenni quel luogo è stato il buen retiro di molti ragazzi che non avevano altri spazi di discussione. Il Pentagramma era negozio e centro sociale, casa e scuola, università di vita e di musica, piacere per le orecchie, per il cuore e per il cervello. Non ha chiuso un semplice negozio, ma un pezzo del nostro cuore.
La foto è di Clelia Pinto