Crotone,
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Caro Ministro, i morti hanno tempo… perché non hanno più tempo

Caro ministro, i morti hanno tanto tempo. Forse perché non hanno più tempo. Perché qualcuno (chi lo stabilirà la magistratura) glielo ha negato per sempre, quel tempo. Di giochi negati, di sogni mai nati, di altri infranti, con le urla di disperazione che hanno preso il posto dei sospiri con il naso all’insù, mentre magari si pensa al mondo meraviglioso che vivrai una volta libero. Ieri lei, il suo Governo, avete perso un’altra occasione qui a Crotone. È arrivato per l’evento conclusivo dei Pon Legalità. La Legalità (lo scrivo di proposito con la maiuscola) è un valore autentico, forse quello che dovrebbe guidare le coscienze di questo Paese, diventato paese. Che senso ha celebrarla questa Legalità senza aver dentro uno spirito autentico di libertà, di compassione e di amore? È questo che ha portato alla nascita della nostra Costituzione. Quel libro fantastico, diventato piede per un tavolino malconcio.

Dopo nove mesi, ieri, ho avuto modo di incontrarla in un punto stampa. Prima però abbiamo dovuto “confrontarci” con il suo staff e la schiera di uomini che vi portate appresso ogni volta che vi muovete. E lasciamo stare i modi, avete dimostrato già di “cosa siete capaci” in questi mesi in cui siete al Governo. Nel solito teatrino fasullo delle domande da comunicare prima, con risposte mancate “perché la vicenda è complessa” (caserma e questura), ho chiesto di chiederle questa cosa: “Visto che in occasione del cdm a Cutro non avete avuto tempo per andare al Palamilone o per portare un omaggio qualsiasi alle vittime del naufragio, andrà oggi a portare un fiore sulla tomba del piccolo Alì, il bambino di meno di un anno che non è stato reclamato e che il Comune di Crotone ha seppellito qui?”. In molti ricorderanno che diversi componenti di quel cdm parteciparono, la sera, al compleanno di un collega in fissa col Ponte sullo Stretto, facendo il karaoke e venendo immortalati mentre cantavano la Canzone di Marinella, storia di una calabrese emigrata. Morta annegata.

Ma lasciamo stare tutto quello che è accaduto nel mezzo, alla fine la domanda, che sicuramente per sbaglio era sparita da quelle concordate, sono riuscito a farla. “No, ma torneremo”, è stata la risposta del ministro Piantedosi, nella stessa e identica postazione e posizione di quando sostanzialmente chiamò irresponsabili i morti di Cutro.

Di fronte a tutto questo c’è anche pero l’ignavia: i social ci rendono grandi e grossi, ma se c’è da dire la propria, da manifestare, ovviamente in segno del tutto pacifico, proprio non ce la facciamo a muoverci da casa.

Lo faremo quando, forse, capiremo che è proprio il silenzio a nutrire un certo modo di fare politica.

Intanto i morti hanno tempo, perché non hanno più tempo.