Crotone,
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14 ottobre 1996, continuiamo a spalare fango

14 ottobre 1996 continua a piovere e noi spaliamo fango.
È il caos, il fiume ha spazzato via tutta la parte dei quartieri che sorgono lungo il suo percorso.
Una scena stampata nel cervello. Sembra l’apocalisse. Poi, poco prima di mezzogiorno, spunta il sole. Caldo e forte. Sembra impossibile. Si cercano le persone, si cerca di capire cosa è accaduto. Alla sera, senza corrente elettrica, ascoltiamo alla radio a pile i radiogiornali nazionali che parlano di Crotone. Morti, dispersi, feriti e devastazione.

E pensare che qualcuno l’avrà anche benedetta quell’alluvio e che tra le tante cose ha portato via gli archivi delle fabbriche e i certificati medici degli operai.

Nei giorni successivi al 14 ottobre del 1996, molti spaliamo fango, aiutiamo a cercare i corpi dei dispersi e diamo una mano a chi ha perso tutto. Le fotografie coperte di fango, la case inondate di melma, rami, erbacce e Dio solo sa cos’altro. Tanti altri giovani baldanzosi passeggiano serenamente sul corso, alcuni con il sigaro da grand’uomo in bocca e L’Unitá sotto il braccio, senza magari leggerne nemmeno un rigo. Credo che le cose, purtroppo, non sono cambiate di molto. Gli stessi che spalavamo fango continuiamo a farlo in questa città e continuiamo a dare una mano a chi non ce la fa. Gli altri sono rimasti a passeggiare e fare soldi col sigaro in bocca e la coscienza più infangata di quelle case del 14 ottobre 1996. Non siamo riusciti ad essere uniti nemmeno in una tragedia così immane. E allora non lo saremo mai, facciamocene una ragione. Ci sarà sempre chi spala fango e chi fuma il sigaro e si arricchisce, mentre gli altri lavorano. Ma è molto più facile levare il fango dalle cose che dalle coscienze.

A Paolo Pupa, Angela Trovato, Luca Buscema, Michela Cicchetto, Luca Tavano, Bruno Commisso