Crotone,
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Abramo Customer Care, Vodafone taglia le commesse: persi 170 posti di lavoro in pochi mesi

La sede di Crotone di Abramo CC

Si abbatte la scure del gestore “rosso” sui CoCoCo che svolgono attività in outsourcing presso le sedi calabresi dell’Abramo Customer Care. Mentre da mesi si parla della crisi dell’azienda e di come essa si svilupperà, più di 170 lavoratori restano a casa.

Ad acuire ancor di più la crisi del lavoro in Calabria, ci si mette anche Vodafone che aveva nell’Abramo CC uno dei partner più grandi, con un giro di affari che sfiorava i 10 milioni annui.

Da quando l’azienda del presidente Giovanni Abramo è finita in concordato, a fine ottobre 2020, Vodafone ha tagliato circa l’80% di traffico.

Si tratta perlopiù di campagne di vendita telefonica, svolte da lavoratori atipici con contratto Co.Co.Co. e forse anche per questo le operazioni di Vodafone sono passate in sordina, mentre sindacati e politici si concentravano sul salvataggio dell’azienda. Questi lavoratori, già penalizzati dalla tipologia contrattuale che prevedeva rinnovi mensili e pagamenti a cottimo, si sono ritrovati da un giorno all’altro senza un’attività che, in molti casi, svolgevano anche da un decennio.

In serie sono state chiuse le attività sul sito di Crotone (ex Datel), dove erano impiegate circa 30 unità. Successivamente è toccato al sito di Catanzaro, dove fra gennaio e aprile, si sono persi circa 50 posti di lavoro, e infine è toccato al sito di Cosenza dove, fino a gennaio, lavoravano circa 160 collaboratori e adesso, a svolgere le attività residue, ne sono rimasti poco più di 70.

Il tutto senza considerare che lo staff impiegato sulle commesse Vodafone è finito in cassa integrazione pressoché totale, in quanto l’azienda non riesce a ricollocarle su altre attività.

Considerato questo trend, dietro l’orizzonte si addensano nubi scurissime, col rischio concreto che Vodafone continui anche nei mesi successivi questa politica di tagli, fino ad azzerare la collaborazione con l’Abramo CC.

Ci si aspetterebbe che, come fatto in altre occasioni anche recentissime, i sindacati o i politici locali intervenissero anche su questo versante, come fatto con altri grandi gestori, quali Tim e Poste Italiane.