Moni Ovadia: “Dal Mediterraneo può nascere una nuova umanità”
“Dobbiamo essere tutti solidali con i palestinesi che sono il popolo più solo del mondo”, parola di un ebreo agnostico, attore teatrale, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante, in una sola parola Moni Ovadia.
Così ieri sera al Teatro Apollo di Crotone, Ovadia ha parlato al pubblico nel corso dello spettacolo “Cabare Yiddish”, un viaggio nella cultura ebraica in cui il drammaturgo e attore accompagna per mano gli spettatori.
Un viaggio nell’esilio del popolo ebraico, nella povertà. Un viaggio che ribalta molti stereotipi sugli ebrei. Uomo di straordinaria cultura e aperto al mondo, Ovadia non ha lesinato critiche verso la politica del primo ministro di Israele.
Ha raccontato la cultura Yiddish con leggerezza, mantenendo, però, sempre l’aspetto doloroso di esseri umani costretti ad errare. L’uomo errante è stato al centro del suo Cabaret Yiddish, attraverso la recitazione e le melodie della musica klezmer, quella della diaspora, suonata da quattro eccellenti musicisti (Maurizio Dehò al violino, Paolo Rocca al clarinetto, Albert Florian Mihai alla fisarmonica e Luca Garlaschelli al contrabbasso).
Ovadia, che era all’Apollo nell’ambito del cartellone del Festival dell’Aurora, organizzato dalla Fondazione Odyssea, a fine spettacolo ha chiuso, dopo aver elogiato le meraviglie dell’Italia, con una grande speranza: “Il Mediterraneo è un mare che unisce tre continenti ed è ricco di cultura. Da qui, dal Mediterraneo può rinascere una nuova umanità”.