Crotone,
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Tragedia di Steccato, il memoriale dei legali dei familiari: “La tradizione si tutela con la verità”

È stata depositata, presso la Procura di Crotone, la memoria difensiva dei familiari delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro, avvenuto lo scorso 26 febbraio. Gli avvocati Francesco Verri, Luigi Li Gotti, Mitja Gialuz e Vincenzo Cardone hanno messo in evidenza diversi punti, che verranno vagliati dal procuratore Capoccia.

Tra questi “Il primo fatto noto, riportato dalla stampa che ha citato un’annotazione di servizio del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, Centrale operativa – IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Centre), è che il giorno 24 febbraio 2023 alle 20:51 la Capitaneria di Porto di Roccella Ionica ha ricevuto una segnalazione di “mayday”. C’è, quindi, il riferimento al caso SAR 384: “Il secondo fatto noto è che il giorno 25 febbraio 2023 alle ore 04:57 (UTC) l’IMRCC ha diramato un messaggio di “distress” (emergenza o pericolo) a tutte le navi in transito nel Mar Ionio. Tale messaggio recava il n. 00963 e segnalava che una stazione radio italiana aveva ricevuto un “mayday”, e cioè una “richiesta d’aiuto”, a proposito di una “possible boat in distress” (possibile barca in una situazione di emergenza). Il rapporto indicava che, di conseguenza, era stato aperto il “SAR case 384”, e cioè il caso “search and rescue” (ricerca e soccorso) numero 384.

Si fa quindi riferimento anche alla segnalazione fatta da Frontex la sera prima del naufragio, con l’avvistamento a circa 40 miglia nautiche da Le Castella e le indicazioni della presenza di persone a bordo sottocoperta e senza salvagenti: “Nonostante ci fosse una sola persona sopracoperta, gli oblò di prua erano aperti (circostanza che, a febbraio, di sera, con mare forza 4 indica la presenza di persone sottocoperta), la risposta termica proveniente dagli stessi oblò era “significativa” e non si vedevano salvagenti a bordo”.

Nella memoria viene successivamente citato “il comunicato stampa pubblicato dal Reparto Operativo Aeronavale Vibo Valentia in data 26 febbraio 2023 e riportato sulla stampa: “Nella serata di ieri un velivolo Frontex in attività di pattugliamento ha avvistato un’imbarcazione che presumibilmente poteva essere coinvolta nel traffico di migranti, a circa 40 miglia dalle coste crotonesi. Immediatamente veniva attivato il dispositivo operante sul mare per l’intercetto dell’imbarcazione, in particolare la vedetta V.5006 della Sezione Operativa Navale GDF di Crotone e il Pattugliatore Veloce P.V. 6 “Barbarisi” del Gruppo Aeronavale GDF Taranto, nonostante le proibitive condizioni del mare che questa notte insistevano lungo le coste. Le unità del Corpo, nonostante gli sforzi operati per raggiungere il target, considerate le difficili condizioni meteomarine e l’impossibilità di proseguire ulteriormente in sicurezza, facevano rientro agli ormeggi di base. Veniva così attivato il dispositivo di ricerca a terra, lungo le direttrici di probabile sbarco, coinvolgendo anche le altre FF.PP. nelle ricerche lungo la costa”.

Vieni inoltre citato quello che è il “quinto fatto noto”, ovvero che nei porti di Crotone e Roccella Jonica erano presenti nei giorni considerati (almeno) due motovedette SAR Classe 300: ciò che si evince dal comunicato stampa della Guardia Costiera da cui risulta che la notte del 26 febbraio, dopo il naufragio, è partita un’operazione di ricerca e soccorso, coordinata dalla Guardia costiera di Reggio, che “ha inviato in zona due motovedette SAR Classe 300, provenienti da Crotone e Roccella Jonica, e un elicottero AW 139 dalla Base Aeromobili di Catania”, confermando anche le condizioni avverse del mare.

Viene fatto anche riferimento all’Accordo tecnico-operativo per gli interventi connessi con il fenomeno dell’immigrazione clandestina via mare, che prevede in caso di “localizzazione di natante che trasporta immigrati clandestini, localizzato oltre le 24 miglia dalla linea di base ma non in situazione SAR” le unità navali “devono limitarsi ad assicurare il monitoraggio (possibilmente in forma occulta, ai sensi dell’art. 5, comma 3, del Decreto Interministeriale) dei movimenti del natante stesso” mentre l’intervento “per prestare immediato soccorso” è prescritto quando “un mezzo aeronavale che localizza un natate, intento al trasporto di immigrati clandestini, (…) constata il serio e imminente pericolo di vita per gli occupanti del natante stesso, a prescindere dal fatto che il natante si trovi in acque territoriali od internazionali”.

C’è quindi il riferimento anche alla ricostruzione fatta dal ministro dell’Interno Piantedosi: “Fatta la segnalazione, l’aereo Frontex faceva rientro alla base per l’esigenza di rifornirsi di carburante. Alle 23,37, la Guardia di finanza di Vibo Valentia contatta l’autorità marittima di Reggio Calabria, rappresentando che una sua unità navale – come da pianificazione operativa – era già in mare e che vi sarebbe rimasta fino alle ore 6 per attività di polizia sul caso segnalato (…). A mezzanotte circa l’unità della Guardia di finanza, considerato il tempo stimato in circa 7 ore dall’avvistamento da parte dell’aereo Frontex, necessario al caicco per raggiungere le acque territoriali, presupposto per l’esercizio delle funzioni di polizia, rientra temporaneamente alla base di Crotone per un rabbocco di carburante. Contemporaneamente, oltre al rifornimento, veniva organizzato un nuovo assetto navale rafforzato con un maggiore dislocamento, in grado di poter meglio affrontare le condizioni del mare. A mezzanotte e mezza del 26 febbraio, al fine di approfondire i dati relativi alla telefonata satellitare a cui ho fatto prima cenno, la centrale di coordinamento operativo del Comando operativo aeronavale della Guardia di finanza di Pratica di Mare chiede a Frontex di condividere il numero di utenza satellitare per tracciare il contatto.

 

Frontex, nel comunicare l’utenza, evidenzia che la stessa era riferita ad un dispositivo ricevente situato in Turchia e che quindi non era suscettibile di localizzazione. (…) Alle ore 2,20 circa, da quanto risulta dai rapporti acquisiti, due assetti navali della Guardia di finanza, la motovedetta rientrata per rifornimento insieme ad altra unità navale di più ampia dimensione, riprendono la navigazione alla ricerca dell’imbarcazione. Tuttavia, alle ore 3,30 circa, le due unità navali della Guardia di finanza sono costrette a rientrare in porto a causa delle pessime condizioni meteomarine in atto. Alle ore 3,48 la Guardia di finanza informa l’autorità marittima di Reggio Calabria del suo rientro, confermando il quadro conoscitivo sopra tratteggiato, che non conteneva ulteriori elementi né riguardo alla posizione né riguardo alle eventuali criticità relative all’imbarcazione. Tuttavia, alle ore 3,50 la stessa sala operativa della Guardia di finanza di Vibo Valentia, mediante la postazione della propria rete radar costiera, acquisisce per la prima volta un target, verosimilmente l’imbarcazione riconducibile a quella segnalata da Frontex. Alle ore 3,55 la sala operativa del Comando provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia contatta le sale operative del Corpo dei Comandi provinciali di Catanzaro e di Crotone, nonché quelle della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Crotone e Catanzaro, alle quali chiede l’invio di pattuglie nella zona di interesse, specificando altresì che le unità navali della Guardia di finanza non avevano stabilito alcun contatto con il natante e che, a causa delle avverse condizioni del mare, quest’ultimo non poteva essere raggiunto, motivo per cui le loro unità navali erano state costrette a rientrare”.

Vengono, infine, analizzate anche le attività a terra dopo il naufragio, partendo dalla telefonata arrivata alla centrale operativa della Compagnia dei Carabinieri di Crotone alle ore 4:15 che ordinava loro di recarsi a Steccato di Cutro, nella zona della foce del fiume Tacina, “in quanto presso quella centrale era giunta una richiesta di intervento in ordine ad uno sbarco di clandestini”. Successivamente, “alle ore 5:35, la prima pattuglia di terra G.C. (Guarda Costiera, ndr), giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri (…) la motovedetta CP 321, intervenuta da Crotone, iniziava attività di ricerca e soccorso al largo”.

“Questa difesa – chiosano i legali – nel rispetto delle vittime e delle persone offese, non ritiene debba accogliersi il richiamo alla ragion di stato, tale da indurre alla meschinità della tutela della tradizione di un popolo che si proietta nel mare, nel rispetto della sua legge, per confinare, quindi, la tragedia nell’oblio delle fatalità.

La tradizione di un popolo, si tutela con la verità.