Crotone,
Tempo di lettura: 4m 30s

Strage di Steccato: i buchi neri e le domande senza risposta su cui cerca di far luce la Procura

Di Vincenzo Montalcini

Ci sono tante domande che emergono dalle “carte” della Procura della Repubblica di Crotone che indaga sui mancati soccorsi nella notte tra il 25 e il 26 febbraio scorso, quella che ha preceduto la strage di Steccato di Cutro, costato la vita a 94 vittime accertate e un numero imprecisato di dispersi. Erano partiti dalla Turchia 96 ore prima ed erano stati avvistati dall’aero Eagle 1 alle 22.26 del giorno prima, un mezzo in uso all’agenzia internazionale Frontex che aveva inviato la segnalazione, quella in cui scriveva di un “natante con buona galleggiabilità, ma con elevata risposta termica” e sul quale non si vedevano salvagenti. I carabinieri del Reparto investigativo del comando provinciale di Crotone hanno eseguito oggi perquisizioni nelle sedi della stessa Frontex, della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto.

Quello che poteva sembrare inizialmente un atto dovuto è, in realtà, un’operazione necessaria a capire diversi passaggi, soprattutto avvenuti nella catena di comando della Guardia di Finanza, che si sarebbe dovuta occupare dell’operazione di polizia, così come è stata classificata quella legata all’arrivo di circa 200 persone, stipate nella stiva di un caicco senza alberi, senza salvagenti con un mare “pessimo”, secondo quanto scritto dagli stessi operatori della Guardia di Finanza.  

Ma andiamo con ordine. Il primo punto che l’indagine sui soccorsi dovrà chiarire è perché “rilevato che nella telefonata intercorsa alle ore 23:49 tra l’operatore del R.O.A.N. della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e il capo turno della sala operativa della Guardia Costiera, registrata sul server del M.R.S.C. di Reggio Calabria, l’operatore del ROAN, su indicazione dell’OTC di turno, notiziava l’operatore della CP dell’impiego della vedetta 5006, in tale conversazione l’operatore della CP riferiva che,  scrivono gli investigatori “sebbene in quel momento non era presente alcuna loro imbarcazione in mare, avrebbe potuto allertare una unita dispiegata presso l’U.C.G. di Crotone o, in alternativa, presso l’U.C.G. di Roccella Ionica, ricevendo rassicurazioni da parte dell’operatore della Guardia di Finanza”.  

Allo stesso tempo continua il decreto di perquisizione “emergeva che la predetta imbarcazione, in quei momenti lungi dall’essere in navigazione alla ricerca del target, si trovava, in realtà, all’interno del porto di Crotone: nello specifico un uomo della GdF specificava nella relazione di servizio resa: “valutati i dati cinematici attualmente in possesso, nelle more di ricevere un possibile ed eventuale aggiornamento della posizione del target così da restringere l’area di ricerca, considerato il tempo stimato per giungere o ridosso delle coste, presumibilmente in 7/8 ore, alle ore 24:00 circa, la vedetta rientrava nel porto vecchio per eseguire piaggiata operativa finalizzata anche al rifornimento carburante e vi rimaneva fino alle 2:20 del 26/02/2023”.

Quindi, secondo quanto ricostruito, considerando le condizioni del mare, la Guardia Costiera valuta un proprio intervento, lo propone alla Guardia di Finanza, sia con mezzi provenienti da Crotone che, eventualmente, da Roccella Ionica. Ma vengono rassicurati, anche se l’imbarcazione che sarebbe dovuta uscire non è per mare, ma nel porto di Crotone. Nel frattempo, con quel mare che non consente alla Finanza di uscire, i migranti vengono lasciati soli. Un altro punto fondamentale da chiarire è quello relativo al giornale di chiesuola del mezzo della Gdf, che “inducono a ritenere che le circostanze presenti alle pagine 37, 38, 39 e 40, verificatesi in momenti antecedenti al disastro, quindi in una situazione non di emergenza, siano state annotate successivamente ai fatti”. Verifiche e risposte dovranno essere date su tutte le annotazioni di quel giornale che, al momento, non appaiono del tutto chiare agli investigatori. Non solo. Andrà anche chiarito perché “nonostante il comandante del Barbarisi con la medesima comunicazione delle ore 23:26, fosse stato informato che l’imbarcazione da intercettare sarebbe arrivata nelle acque territoriali italiane intorno alle ore 3:00, impartiva l’ordine di salpare alle ore 02:10, solo dopo aver ricevuto alcuni solleciti da un suo uomo (alle ore 00:00, delle ore 00:15 e delle ore 02.21) e il pattugliatore iniziava la navigazione alle ore 02:30”. Perché questo ritardo, nonostante i continui solleciti dei colleghi? Ci sono altre domande a cui bisognerà dare una risposta, come chiarire questo episodio, verificatosi proprio nei minuti prima dell’impatto: Tra le ore 03:58:03 e le ore 03:59:38, “intercorreva un’ulteriore conversazione tra l’operatore della sala operativa del ROAN di Vibo e l’operatore della sala operativa dell’M.R.S.C. di Reggio Calabria (sempre captata sui server della CP) durante la quale, sebbene il target fosse monitorato da circa 24 minuti, l’operatore di sala riferiva: “anche noi dal… dal radar al momento non battiamo nulla”. Perché se sul radar risultava da 24 minuti il target viene riferito agli uomini della Capitaneria che non batteva nulla? Quesiti ai quali cercherà di dare una risposta la Procura di Crotone. Quello che è certo è che su quella spiaggia ci sono state anche molte persone morte dal freddo. Aspettando qualche soccorso arrivato troppo tardi.