Crotone,
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Processo Kyterion, Libera ammessa come parte civile

“Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, si è costituita parte civile nel processo denominato “Kyterion” che si sta svolgendo davanti al Gup (giudice dell’udienza preliminare) contro le cosche di Cutro. L’atto è stato depositato questa mattina dai legali di Libera nel corso della prima udienza davanti al giudice di Catanzaro Carlo Saverio Ferraro. Dopo la discussione nella quale le difese hanno sostenuto che la richiesta non andava accolta “perché Libera non opera sul territorio”, il Gup Ferraro, al termine della camera di consiglio ha, invece, deciso di ammettere l’associazione Libera quale parte civile nel processo.
Dopo aver elencato i diversi capi di imputazione dei singoli imputati (in tutto 29 persone che hanno chiesto il rito abbreviato) e l’articolo 5 dello statuto dell’Associazione fondata da don Luigi Ciotti, i legali di Libera hanno ricordato che: “sussiste un interesse specifico e diretto dell’Associazione in argomento a far valere le proprie istanze ogni qualvolta, come in tal caso, dai reati contestati agli imputati derivi la lesione di un diritto soggettivo dello scopo perseguito; invero, i gravi reati ascritti agli odierni imputati hanno inequivocabilmente leso il diritto della personalità dell’anzidetta Associazione, offendendo in maniera diretta ed immediata lo scopo sociale della stessa, le finalità proprie del sodalizio, col conseguente discredito derivato alla sfera sociale del predetto ente dalla condotta dei prevenuti”.
“Libera – scrivono i legali nella costituzione di parte civile – persegue l’attività di “partecipazione e presenza responsabile” nei territori per l’affermazione della cultura della legalità e di denuncia della presenza nel territorio delle organizzazioni mafiose, che rapinano risorse e impediscono la crescita culturale, economica, civile e sociale di un territorio. Libera promuove, sia a livello nazionale che locale, diverse iniziative per il raggiungimento delle finalità di cui sopra, facendo della continuità e della concretezza due caratteristiche imprescindibili dell’impegno antimafia, a partire dalla valorizzazione della memoria delle vittime delle mafie. Una memoria, però, non fine a se stessa né retorica, ma che deve tramutarsi in impegno concreto per la liberazione dell’Italia dall’oppressione e dalla prepotenza delle mafie”.
“L’Associazione – ribadiscono gli avvocati di Libera nella costituzione di parte civile – è presente in Calabria sin dalla seconda metà degli anni novanta ed è ormai organicamente strutturata in tutte e cinque le province della regione con specifici coordinamenti locali. Da oltre 15 anni, l’azione quotidiana e indefessa dei singoli e delle realtà aderenti a Libera ha garantito l’effettivo perseguimento, nel territorio calabrese, e anche negli specifici territori delle province dei principali scopi statutari dell’associazione. In particolare, sin dagli esordi Libera ha rivolto la propria attività all’obiettivo di rendere cosciente la popolazione calabrese della necessità di ribellarsi, una volta per tutte, all’asfissiante controllo mafioso del territorio nonché alle aggressioni al vivere civile e alla libera imprenditoria operate, quartiere per quartiere e comune per comune, dalle cosche soprattutto mediante i meccanismi dell’estorsione e dell’usura”.
Libera chiede “che agli imputati vengano comminate le pene di legge per i reati commessi con la condanna al risarcimento dei danni non patrimoniali cagionati al sodalizio, nella misura che sarà quantificata in corso di causa ed in sede di conclusioni o, in subordine, in quella che in via equitativa sarà liquidata dal Giudice, oltre la rifusione delle spese”.

Nel processo anche la Regione Calabria è stata ammessa come parte civile dal Gup Ferraro.