Oggi è il 25 giugno e come accade dal 2009 è il giorno del dolore. Un dolore infinito che avrebbe dovuto sconvolgere una comunità come quella di Crotone. Avrebbe dovuto, appunto.
Il ricordo di quella sera è una ferita che sanguina e non si ferma. Quella sera ho visto il sangue di Dodò sul campetto, la disperazione delle persone che si trovavano lì, il pianto dei ragazzi sopravvissuti con lo sguardo perso nel vuoto incrociati nel Pronto Soccorso dell’Ospedale di Crotone.
Dopo il 20 settembre ho conosciuto il dolore lancinante dei genitori di Dodò, Francesca e Giovanni.
Oggi, come ogni anno, torneremo su quel campetto anche se non si potrà giocare per le prescrizioni dell’emergenza Covid-19. Noi ci saremo lo stesso, comunque e sempre. Perché questa famiglia merita tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza. Perché Francesca e Giovanni sono due genitori che sentono le loro carni squarciate dal dolore, ma combattono lo stesso, senza fermarsi mai, senza risparmiarsi mai: da Sud a Nord, da Est a Ovest hanno girato l’Italia intera per raccontare e, raccontando, leniscono in piccola parte il loro dolore.
Se un bambino perde i genitori è un orfano, ma ci sono i vedovi e le vedove per esempio; non esiste, però, una parola per definire i genitori che perdono un figlio, non esiste una parola per definire i genitori che perdono l’unico figlio ucciso dalla violenza e dalla barbarie della ‘ndrangheta.
Lo ripeterò finché avrò fiato: la gente di Crotone dovrà sentirsi eternamente in debito verso questa famiglia perché non siamo stati in grado di tutelare e accudire un cucciolo, un nostro figlio.
Mi ha fatto schifo e ribrezzo aver dovuto leggere e pubblicare intercettazioni in cui una dipendente del Ministero dell’Interno, della Prefettura di Crotone, appellava in un modo orribile i genitori di Dodò e ne sparlava come una vipera inietta il veleno nel corpo della sua preda. Quella dipendente è ancora al suo posto e nessuno le ha mai rimproverato niente, anzi. Ecco, mi fa ribrezzo questa persona e chi dimentica che il 25 giugno è il giorno del dolore per Crotone.
Cari Francesca e Giovanni, noi ci saremo sempre: il 25 giugno, il 20 settembre la data in cui il cuore di Dodò si è fermato, il 17 ottobre il giorno del suo compleanno,
Ma ci saremo ogni giorno, 365 giorni all’anno, perché il nostro impegno verso di voi, verso i familiari delle vittime innocenti di mafia, verso i commercianti onesti soffocati dalla ‘ndrangheta e dagli usurai rappresentano la battaglia di civiltà e cultura che ognuno di noi dovrebbe combattere per sconfiggere malaffare e corruzione. Perché, come diceva il fondatore degli Scout, Baden Powell, dobbiamo tutti cercare di “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato” altrimenti avremmo vissuto una vita inutile.
Mi piace il concetto del mio amico e fratello Rocco Mangiardi: “Abitate le vostre vite, altrimenti altri vivranno per voi“.