“Quei 350 voti furono raccolti per un altro politico non per la Girasole”. Lo ha detto nella sua arringa difensiva l’avvocato Tiziano Saporito nell’ultima udienza del processo Insula prima delle ferie estive. E lo ha ribadito subito dopo l’altro difensore degli Arena Gianni Russano, facendo nome e cognome, come emerso nel corso del processo dalle varie perizie sulle intercettazioni. Un processo in cui Pasquale Arena classe ’67 incensurato, che avrebbe raccolto voti non per le comunali ad Isola del 2008, deve difendersi dall’accusa di associazione mafiosa e voto di scambio. Secondo l’accusa, infatti, questa sarebbe la prova del fatto che gli Arena avrebbero sostenuto al candidatura di Carolina Girasole nel 2008. Tesi, anzi “teorema non dimostrato al contrario di Pitagora”, come ha sostenuto l’avvocato Saporito, dell’accusa in base ad una sola intercettazione, ma che il legale ha praticamente frantumato nella sua ricostruzione. Per di più il boss Nicola Arena, papà di Pasquale e Massimo, nel 2008 era detenuto al regime di 41 bis.
Così come Saporito ha completamente ribaltato la visione di un’altra intercettazione nella quale Massimo Arena parlando con lo zio Carmine dice: “ma perché non ci possiamo mettere tutti insieme? Dire che l’abbiamo votata? Tu l’hai votata?” – chiede Pasquale a Carmine – e lo zio “No, da me non c’è venuta”. “Allora – si chiede il legale su cosa appoggia la sua tesi l’accusa? Non basta che il pm dica quello che vi dirà la difesa non ha dignità giuridica, perché quello che non ha dignità giuridica è il teorema dell’accusa basato su una indagine fatta male, malissimo. Qui non solo non c’è una prova, non c’è un solo riscontro probatorio, ma non esiste nemmeno un indizio, né sul voto di scambio, né sulla turbativa d’asta”. Saporito ha affondato i colpi parlando di “falsificazione del dato storico ed errore giudiziario che ha sviato il giudice e condizionato tutte le decisioni”. Poi riporta che “nel giugno 2013 la richiesta viene avanza al Gip distrettuale Macrì, una che di processi di mafia ne ha fatti tantissimi, che sa cosa significa, che ha una grandissima esperienza in materia, e cosa fa il Gip Macrì? Rimanda tutto alla Procura. Poi si va da un altro giudice ed ecco che partono le ordinanze. Ma qui nessun giudice avrebbe firmato un mandato se non ci fosse stato il cognome Arena”. Secondo il difensore l’attività di intercettazione è durata a lungo “allora come mai vengono trascritte solo 300 intercettazioni a fronte di migliaia, perché non viene trascritta, per esempio, quella in cui Massimo parlando con la moglie dice che il padre ormai non vuole sapere niente, che non vuole più fare quella vita”. E poi c’è un dato che Tiziano Saporito proprio non riesce a mandare giù: “Nell’interrogatorio di garanzia di Pasquale Arena non c’è stata nessuna garanzia se non quella di essere fatto entro il termine di 5 giorni. Il giudice ha detto all’imputato che poteva dire quello che voleva, ma quella conversazione lei l’aveva sentita con le suo orecchie”. “Se davvero il giudice di garanzia avesse sentito quella telefonata non saremmo qui e oggi e questo processo non ci sarebbe. Pasquale resiste anche al falso dato che gli viene prospettato. È impossibile, dice il mio assistito che dopo qualche giorno viene inviato all’Opg (ospedale psichiatrico giudiziario). Io ci sono entrato lì gli esseri umani diventano bestie”. “Non vorrei mai trovarmi – dice Saporito – al cospetto di un tal giudice che mi deve garantire e non lo auguro a nessuno”.
Il difensore poi dopo aver dimostrato che tutte le decisioni erano state prese collegialmente dall’Amministrazione comunale non già dal sindaco, come riportato da più testi, chiede: “Ma se la Girasole doveva favorire gli Arena perché appena la Prefettura consegna i terreni lei li dà all’Ats? Come fa a sapere che l’Ats glieli torna indietro? Di cosa stiamo parlando, di cosa stiamo parlando. – ripete Saporito – Sarebbe diabolica una cosa del genere”.
Prima di Saporito aveva discusso l’altro difensore degli Arena, l’avvocato Loiero. Dopo invece è toccato a Gianni Russano che tra l’altro ha parlato anche della inutilizzabilità delle intercettazioni poiché, a detta del legale, non si sarebbe lavorato sui file originali nel server della Procura, ma su copie estrapolate dagli agenti di pg. Infine gli avvocati hanno chiesto la scarcerazione di tutti gli attuali detenuti che sono in regime di carcerazione preventiva dal 3 dicembre 2013. Il Tribunale ha 5 giorni di tempo per pronunciarsi. Nella prossima udienza del 22 settembre prossimo parlerà l’avvocato Prati prima delle repliche del pm Guarascio. E nello stesso giorno potrebbe arrivare la sentenza, anche perché prima di quella data potrebbero esserci novità sull’istanza di ricusazione presentata nel gennaio scorso dai difensori degli Arena e per la quale la Cassazione ha rinviato la decisione alla Corte d’Appello di Catanzaro che aveva già rigettato la richiesta.