“Sconcerto, rabbia e delusione, sei anni di lavoro per cercare di dimostrare che quelle persone erano state ammazzate dall’amianto e che qualcuno doveva risponderne. E invece ci si viene a dire che anche le parti civili non hanno aiutato questo processo. Ma come potevamo noi che siamo una onlus e che non abbiamo nemmeno i soldi per pagare un perito di parte. Abbiamo fatto tutti volontariato vero per dare una mano alla verità. Ci siamo rivolti alle istituzioni, ma nessuno ha raccolto il nostro grido d’aiuto che era solo per dare dignità a morti assurde, per una fabbrica che produceva evidentemente veleni”.
Questo è uno stralcio di intervista che il 7 settembre del 2015, Giovanni Iannone, avvocato di parte civile per conto dell’associazione Fabbrikando l’Avvenire, aveva rilasciato a CrotoneNews all’indomani delle richieste del pm nel processo che vedeva alla sbarra dirigenti e dipendenti dell’ex Montedison Eni (poi tutti assolti) per la morte di cinque operai deceduti con tumori riferibili all’amianto.
L’avvocato Giovanni Iannone, che si era dato anima e corpo a questa causa, è deceduto l’altro ieri, dopo aver combattuto la battaglia più importante, quella per la sua salute.
Giovanni Iannone è stato in quel processo il coordinatore dell’ufficio legale dell’associazione Fabbrikando l’Avvenire e lo aveva fatto in modo completamente gratuito.
La Camera penale di Crotone ha voluto ricordare così il loro collega: “Giovanni ha indossato la toga con onore e dignità per tutto il corso della sua carriera. Sempre gentile e pacato con tutti, al contempo capace di saper tirar fuori la grinta nell’affrontare nuove sfide, così in aula come lungo il tortuoso sentiero della vita. Troppo presto ci ha lasciato, privandoci del suo garbo e di quel suo sorriso così rassicurante, che ci mancherà e con cui ci piacerà ricordarlo per sempre”.