Tre i medici dell’ospedale di Crotone sono stati rinviati a giudizio questa mattina dal Gup di Crotone, Michele Ciociola, accusati a vario titolo di aver causato la morte del 32enne crotonese Marco Muscarà, deceduto all’ospedale di Catanzaro “Pugliese-Ciaccio”, dove era stato trasferito a seguito di un incidente. I medici che dovranno comparire davanti al Tribunale di Crotone, in composizione monocratica il prossimo 17 gennaio, sono Rolando Borelli, in servizio presso il Pronto Soccorso di Crotone, Luigi Opipari e Rosario Ceraudo, entrambi in servizio presso il reparto di ortopedia dell’ospedale crotonese.
L’udienza davanti al Gup si è tenuta questa mattina. Marco Muscarà è morto all’Opsedale di Catanzaro il 30 marzo del 2015 a seguito di un incidente avvenuto il primo giorno dello stesso mese a Crotone.
Il procedimento ha preso avvio da una querela che i familiari di Marco hanno presentato pochi giorni dopo l’incidente, allorquando il loro congiunto era ricoverato in condizioni gravissime, con un arto amputato ed in coma farmacologico presso il nosocomio catanzarese.
“Fin da subito – scrivono i legali – era stata ravvisata da parte dei familiari del giovane, la responsabilità dei medici di turno presso l’ospedale di Crotone quel tragico 1 marzo 2015. Per ore Marco, sebbene vigile e cosciente, presentava i chiari sintomi di una sindrome da schiacciamento e la mancata diagnosi tempestiva ha scatenato le criticità che, a distanza di 29 giorni, hanno condotto alla morte di Marco; ipotesi confermata dal consulente medico legale nominato in sede di incidente probatorio. In particolare proprio nei confronti del medici Opipari i familiari di Marco Muscarà, a seguito del decesso del ragazzo, avevano presentato una querela sostenendo come “durante la degenza del ragazzo presso il reparto di ortopedia, – scrivono ancora gli avvocati della famiglia – il medico si sia meramente limitato a mettere l’arto coinvolto nel sinistro in trazione, valutando esclusivamente il referto che indicava una frattura del femore e senza mai visitare il paziente. L’omessa diagnosi della sindrome da schiacciamento è stata ritenuta dalla Procura di Crotone la causa del decesso di Marco Muscarà, diagnosi che venne formulata solo intorno alle ore 20:00 dell’1 marzo 2015 dal dottore Ceraudo, appena entrato in servizio, quando ormai era troppo tardi”.
I familiari di Marco Muscarà, persone offese dal reato, questa mattina sono comparse in udienza e si sono costituite parte civile assistite dagli avvocati Francesca Pesce, Antonello Irtuso, Romualdo Truncè ed Antonella Virardi i quali hanno argomentato in sede di discussione le responsabilità dei due medici, Borelli ed Opipari.
Diversa la posizione del dottor Ceraudo, nei cui confronti alcune delle parti hanno scelto di non costituirsi parte civile, evidenziando come di fatto sia stato il solo medico a comprendere la gravità delle condizioni di Marco ed a predisporre l’angio-TC che avrebbe confermato la sua diagnosi, predisponendo il trasferimento presso l’ospedale di Catanzaro, reo suo malgrado, di aver preso servizio a cinque ore di distanza dall’arrivo della vittima al Pronto Soccorso di Crotone.
Il processo dovrà far luce su una tragedia insensata, fatta di superficialità e cinismo, che ha ucciso un giovane uomo, padre di un bimbo che all’epoca aveva solo quattro anni.