Tutti a processo per la realizzazione del “Marine Park Village” di Crotone, a Scifo, sul promontorio di Capocolonna. Lo ha deciso ieri il giudice per le udienza preliminare, Romina Rizzo. Saranno in tutto sei gli imputati nel processo che prenderà il via il prossimo 3 ottobre presso il Tribunale di Crotone.
Il gup Rizzo ha rinviato a giudizio l’ex dirigente del settore Urbanistica del Comune di Crotone, Elisabetta Dominijanni, Gaetano Stabile (funzionario del Comune), entrambi sono accusati di abuso d’ufficio, abusivismo edilizio e distruzione di bellezze naturali e culturali in area sottoposta a tutela, in concorso con i fratelli Salvatore ed Armando Scalise, imprenditori e proprietari della struttura; il direttore dei lavori del Marine Park Village, Gioacchino Buonaccorsi. Tra gli imputati anche il soprintendente archeologico di Crotone, Catanzaro e Cosenza, Mario Pagano, accusato di falso per aver inviato al ministero una relazione nella quale dichiarava che “ormai i 79 bungalow erano già stati realizzati” quando invece non esisteva nessuna costruzione.
La tesi dell’accusa, accolta dal gup, è che il progetto, inizialmente presentato come agriturismo, sarebbe stato, invece, un vero e proprio villaggio turistico, con strutture fisse e invasive in un’area, quella di Scifo, che ha una destinazione agrituristica secondo il piano regolatore. La Procura sostiene che i fratelli Scalise avevano infatti avviato la costruzione di 79 bungalow, una piscina e un ristorante alto sei metri, su un terreno sul quale esistono una serie di vincoli ambientale, archeologico e paesaggistico. A Salvatore Scalise venne concesso lo status di imprenditore agricolo nel 2011, poi revocato nel 2014 per mancanza di titoli. Quindi non poteva avere più nemmeno titolo a costruire un agriturismo. Nel 2017 il cantiere fu sequestrato con una ordinanza emessa dal gip Michele Ciociola, mentre parallelamente era iniziata anche una battaglia amministrativa per la costruzione del “Marine Park Village”. Nel giugno del 2018, infatti, il Consiglio di Stato confermò la sentenza la decisione del Tar Calabria che aveva revocato il permesso ad edificare il villaggio.