Per la Procura è infarto, ma per famigliari e avvocato restano troppi dubbi su tante cose
È mattina presto, la mattina del 13 gennaio 2011, sulla strada statale 16 jonica, in provincia di Crotone, all’altezza del bivio “Campolongo”, nei pressi di Le Castella, c’è una Citroen Saxo fuori strada. È finita sul bordo della corsia, in una piccola cunetta. Il tempo è buono, così come la visibilità, non piove e l’asfalto è asciutto.
In quell’auto c’è il corpo senza vita di un uomo. Cosa è successo? Di chi è quel corpo senza vita? Che ci fa in quell’automobile e in quel punto della statale 106?
L’uomo senza vita nella Saxo si chiama Salvatore Verdura, appartiene al Reparto X della Polizia di Stato di Catania, Caserma Rinaldi ed ha staccato da poche ore dal servizio al campo profughi di Sant’Anna tra Crotone e Isola Capo Rizzuto.
Il poliziotto catanese Salvatore Verdura, in servizio presso il campo profughi di Sant’Anna a Isola Capo Rizzuto, è morto per un infarto. Questo dice la Procura di Crotone che ha archiviato il decesso avvenuto il 13 gennaio del 2011 sulla strada statale 106 jonica, all’altezza del bivio “Campolongo”.
Una archiviazione, però, che non ha chiarito per niente i punti interrogativi sulla morte di Verdura e che, invece, lascia aperti e insoluti molti lati oscuri della vicenda, molte discrasie tra testimonianze e risultanze. A cominciare dall’ora del decesso di Verdura. Quello che dall’avvocato di famiglia, Santi Terranova, viene definito “momento topico dell’indagine” perché da esso scaturiscono importanti elementi.
Ecco cosa scrive il legale nella sua memoria: «Le prime indagini svolte dalla Procura della Repubblica di Crotone a seguito del rinvenimento del cadavere del Verdura Salvatore a bordo di un’autovettura lungo la SP 43 località “Compolongo” il giorno 13.1.2011 accreditarono il decesso della vittima come scaturito da un “incidente stradale” o, a seguito di una sommaria ricognizione del cadavere dapprima dal medico di un’ambulanza del 118 e, successivamente, da un medico necroscopo incaricato dalla Procura della Repubblica, a “cardiopatia criptogenetica” (infarto)».
Fermo restando che l’esame autoptico non fu eseguito, il legale Terranova identifica altre incongruenze non di poco conto sull’orario del decesso di Salvatore Verdura.
Scrive l’avvocato: «…interrogativi sorti in ordine all’effettivo orario del decesso del Verdura originati dalla circostanza che, in orario francamente incompatibile con quello in cui fu constatato il decesso (ore 7.55 del 13.1.2011), almeno 5 appartenenti del Reparto X della Polizia di Stato di Catania – Caserma Rinaldi –, presso la quale il defunto era aggregato in qualità di Assistente Capo di P.S., si trovavano già in Scordia (paese di origine di Verdura ndr) con il compito di notiziare la famiglia del suo decesso». Ma gli interrogativi sono tanti. Per esempio perché Verdura si trovava alla guida di una automobile intestata ad una donna originaria di Petilia Policastro? Donna con la quale Salvatore Verdura aveva scambiato centinaia di messaggi.
Ma le stranezze non finiscono qui, perché la donna all’inizio in una chat social col figlio di Verdura, Gaetano, avrebbe negato che quell’auto fosse sua. Lo ammise solo quando gli fu fatto notare che nell’auto c’erano suoi effetti personali che la polizia consegnò ai congiunti del poliziotto morto.
L’avvocato Santi Terranova, però, torna anche sulle dichiarazioni dell’unico testimone oculare, ritenuto attendibile dalla Procura: «Il testimone oculare della fuoriuscita dell’autovettura condotta dalla vittima dalla carreggiata stradale. Il teste, nelle s.i.t. del 13.1.11 e del 19.1.2015, colloca tale osservazione alla ore 7.10 del 13.1.2011. Nella prima dichiarazione riferisce di essersi attivato per prestare soccorsi al conducente dell’autovettura e, a tal proposito, afferma “…ho potuto notare che il conducente era già morto”; nella seconda, sostiene di avere notato “…che il conducente presentava un accentuato colore giallo in viso e con un vistoso tremolio esalava l’ultimo respiro accasciandosi all’indietro.” Quest’ultimo elemento, certamente di novità rispetto al primo (“il conducente era già morto”) consentirebbe di stabilire che il decesso (l’esalazione dell’ultimo respiro) coincida in orario prossimo alla 7.10 indicato dal testimone quale momento di osservazione dello sbandamento dell’autovettura condotta dal Verdura e del successivo suo adagiarsi nel canale di irrigazione a destra della carreggiata. Tale dato non contrasterebbe con le successive osservazioni dei soccorritori, primi gli operatori dell’Ambulanza della Misericordia intervenuti alle ore 7.31 “…giunti sul posto paziente deceduto, intervenuta ambulanza del 118”, e successivamente, ore 7.55, il medico del 118 che “…constata il decesso”. Quest’ultimo precisa che “… l’orario indicato (7.55) fa riferimento al momento in cui, intervenuto sul posto, ho constatato il decesso del paziente che però, tengo a precisare, prescinde dall’ora dell’avvenuta morte che si è verificata precedentemente al mio intervento”.
Osservo che la “certezza” circa l’orario della morte è affidata alla sola osservazione del testimone, peraltro riferita solo nell’ambito delle recenti indagini, di avere assistito alla “esalazione dell’ultimo respiro”, ma tale “certezza” non è corroborata dalle valutazioni degli operatori sanitari o dei medici che osservarono il cadavere del Verdura Salvatore circa la compatibilità del rigor mortis con l’orario indicativo della morte.
Difatti, né il medico del 118, né il medico necroscopo, si sono mai doverosamente soffermati sulla condizione della rigidità cadaverica che avrebbe scientificamente consentito di conferire certezza alla “nuova” rivelazione del testimone».
Altro capitolo di dubbi riguarda l’ora in cui la vittima è stata identificata. Importante perché ci sarebbero diverse incongruità in alcune dichiarazioni fatte dalle persone informate dei fatti sull’ora in cui Verdura è stato identificato. Come se non bastasse il figlio del poliziotto e alcuni suoi familiari al funerale avrebbero sentito alcuni colleghi di Verdura pronunciare frasi sibilline che avrebbero alimentato nei congiunti l’idea che l’uomo non fosse morto per infarto. Nei mesi scorsi il pm Bono ha disposto l’autopsia sul corpo di Verdura che confermerebbe l’ipotesi dell’infarto, ma a parte il lungo lasso di tempo trascorso dal giorno del decesso, molti elementi non è stato possibile appurarli. Come, per esempio, scrive l’avvocato Terranova “l’apprezzamento del personale medico che aveva effettuato la ricognizione cadaverica della salma del Verdura Salvatore, di un traumatismo cranico che aveva provocato una otorragia – pure osservata – apparentemente incompatibile con la presunta dinamica dell’incidente stradale”.
Per la Procura Salvatore Verdura è morto di infarto, ma per i famigliari, che non si danno pace, non tutti gli elementi tornano al proprio posto e il dubbio che al loro caro sia accaduto qualcosa di brutto resta e logora, così come il dolore di aver perso per sempre un papà, un marito, un congiunto.