Ore 12:56 primo messaggio su Whatsapp: “Mi dicono di un uomo che si è impiccato al cimitero”. In genere per deontologia, ma soprattutto per etica professionale e per il “pericolo di emulazione”, non trattiamo i suicidi, per quanto drammatica possa essere la cosa. Un suicidio con quelle modalità al cimitero, invece, cambiava e di molto l’interesse pubblico della notizia.
Per questo mi attivo e chiamo le forze dell’ordine: carabinieri e polizia. Poco dopo mi rispondono e nessuno dei due è a conoscenza di cose del genere. Passano poco meno di 40 minuti e mi arrivano almeno altre tre segnalazioni simili. E poi altre e altre ancora. Addirittura con none, cognome e professione dell’aspirante suicida che avrebbe compiuto l’estremo gesto al cancello del cimitero. Mi dico che potrebbe essere avvenuto negli ultimi minuti. E ricontatto forze dell’ordine e questa volta anche il 118. Ancora una volta nessuno sa niente. Se nessuno di loro sa niente, il fatto non è accaduto. Non solo, ma un’amica ci contatta e ci dice che il marito ha appena parlato al telefono con la persona di cui si parla. Quindi, o il marito della nostra amica ha doti soprannaturali oppure è l’ennesima fesseria messa in giro da chissà chi e chissà perchè. Altra conferma da persona diversa: “Guarda c’ho parlato poco fa”. Addirittura il diretto interessato è costretto a fare un post pubblico sui social per dire che quella che circola è una baggianta, un immensa fesseria. Bufala, fake news, fate voi.
Ora mi domando, va bene lo stress psicologico a cui siamo tutti sottoposti dall’era coronavirus, vanno bene le paure, le reazioni anche scomposte (se non travalicano in cose pericolose), ma quale mente perversa può partorire una cosa del genere? La psicosi ci sta facendo perdere di vista tutto, ma attenti perché il rischio di perdersi come esseri umani è altissimo. Perciò l’invito è alla calma, alla razionalità, ad informarsi nel miglior modo possibile e ad evitare di diffondere senza conferma la prima fesseria che vi raccontano.