Riceviamo e pubblichiamo
“Voglio raccontare la mia esperienza perché in genere sono sempre i casi di malasanità a finire sulle pagine di cronaca. Quella che vi racconto l’ho vissuta in prima persona ed è una storia di buona sanità, una storia fatta di mille attenzioni e scrupolosità, oltre che professionalità, che hanno salvato la vita a me e al mio bambino. E aggiungo come premessa che, invece, con mio padre in passato non avevo avuto una bella esperienza.
Il 24 agosto scorso, alla 36° settimana di gravidanza, sono andata in ospedale perché avevo una emorragia. I medici mi hanno detto che avevo avuto il distaccamento di una parte della placenta, ma che sarebbe stato troppo pericoloso rimandarmi a casa perché sarebbe potuto succedere in qualsiasi altro momento.
Sono stata, quindi, ricoverato nel reparto di Ginecologia dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Crotone, diretto dal Primario Giuseppe Pirillo. Nei giorni in cui ero ricoverata l’equipe medica mi ha sottoposto a tutti i controlli possibili ed immaginabili con una lunga anamnesi su tutta la mia famiglia. Così nel colloquio ho raccontato anche di aver perso due fratelli a causa di aneurisma. Quando il medico ha sentito questa cosa sono partiti una serie di ulteriori controlli, fino a scoprire che anche io ho un aneurisma di 3mm. Mi è stato detto che non potevo partorire con parto naturale perché con grandissima probabilità avrei rischiato di perdere la vita. Così il 31 agosto con parto cesareo è nato il mio Pietro, di 37 settimane, peso quasi di 2 chili e 800 grammi e lungo 50 cm. Nel contempo i medici del reparto, in particolare il dottor Pirillo, si è adoperato presso suoi colleghi di altre città per una visita specialistica per il mio aneurisma. Io ora sono tornata a casa col mio Pietro e non passa giorno che i medici, le ostetriche e le infermiere del reparto di Ginecologia dell’Ospedale di Crotone, mi mandino un messaggio per sapere come stiamo io e il mio pargolo.
Cosa dire se non mille volte grazie a tutti loro: in primis al mio ginecologo Mimmo Galea e al Primario Giuseppe Pirillo, poi ai dottori De Fazio, Iozzi, De Sole, Macrì, Ammirati, e a tutto il personale del reparto di Ginecologia. Hanno salvato la vita a me e a Pietro, mi hanno trattata come una di famiglia, ancora mi scrivono per sapere come sto”.
Florinda Covelli