Crotone,
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Chiusi per manifesta incapacità politica, ma i numeri non spiegano sempre tutto

La protesta, com’era prevedibile, è arrivata anche a Crotone. Commercianti esasperati, che non sanno se questa volta riusciranno a rialzarsi. Rialzarsi davvero. Farlo, da queste parti, è sempre più difficile. E il clima di incertezza che ruota attorno alla Abramo, motore economico della provincia, di certo non aiuta. Si è parlato di numeri, del perché la Calabria, pur essendo ancora oggi una delle regioni con meno contagi in Italia, è una delle tre zone rosse, al pari di altre realtà con contagi in alcuni casi venti volte superiori ai nostri. Numeri snocciolati relativi alle terapie intensive presenti prima del Covid e a quelle che si sarebbero dovute realizzare con i soldi destinati all’emergenza. La sintesi è che oggi la Calabria è chiusa per manifesta incapacità politica, a tutti i livelli. Dal Commissario per l’emergenza alla Giunta e a tutto l’apparato regionale, senza dimenticare che questa è una storia che parte da lontano, con il commissariamento della sanità che oggi è diventato tristemente ordinario.

Alla Regione esiste un Dipartimento che, forse a causa di un sottodimensionamento di organico, funziona poco. Ma ha funzionato tutto poco nella sanità, gestita a livello regionale. Il settore che, inutile ricordarlo, fa gola proprio a tutti. Gli anni del commissariamento non hanno portato a nulla, con buona pace degli utenti. Abbiamo parlato della mancanza di una sala di emodinamica nel Crotonese, ma potremmo parlare dei Lea, di un pronto soccorso ridosso all’osso nel personale e di reparti sventrati. Ma la fotografia del momento sta nei numeri ritoccati, diciamo così, relativi alle terapie intensive alla vigilia del nuovo Dpcm, nella speranza di evitare la zona rossa. La sintesi di tutto: cerchiamo di cavarcela con un artificio dell’ultima ora, cercando di recuperare le ore di sonno precedenti. I calabresi stanno perdendo ancora, ma non è una questione di (sola) politica. L’esercizio del voto è una cosa meravigliosa, ciascuno può scegliere chi vuole. E’ una responsabilità di tutti. La pandemia ha messo a nudo tutte le fragilità del nostro sistema sanitario, ma non si è colta l’occasione per migliorarlo, nonostante le risorse messe a disposizione. Ricordiamocelo, tra poco, quando torneremo alle urne.

Ma c’è un’altra questione. Per la zona rossa sono stati analizzati questi 21 parametri che hanno condannato anche la Calabria. Ma non può essere sempre e solo questione di numeri. Si deve tener conto di altro, necessariamente. Noi non siamo al pari della Lombardia, del Piemonte e della Valle D’Aosta. La nostra è una economia troppo fragile e rischia di sgretolarsi a causa di un ritardo lungo decenni. Bisogna tenerne conto, con aiuti reali e soprattutto “controllati”. Per creare economia reale, possibilità di sviluppo concrete. Ma non quelle dei comunicati stampa che nascono e muoiono e alla fine non servono proprio a nulla.