Crotone,
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Antonio e la sua storia d’amore con Crotone nella struggente lettera della moglie

Vorrei provare a raccontare Crotone con gli occhi di mio marito, Antonio Fiaschi, che non è originario della nostra terra ma di una isola immersa nel Mediterraneo: l’Isola di San Pietro. Gli occhi di mio marito sono sempre stati perciò abituati al mare, anche se negli ultimi undici anni delle nostre vite si sono adagiati, assieme ai miei, sulle cime alpine che circondano Bolzano: la città che ci ha accolto e ci ha fatto crescere nel mondo lavorativo, fino a raggiungere riconoscimenti e traguardi non preventivati al momento del nostro trasferimento.

Eppure, la riconoscenza per Bolzano e per ciò che ci ha fatto diventare non ha occupato nelle nostre vite tanto posto da farci dimenticare chi siamo e da dove siamo venuti: perché se io ho deciso undici anni fa di lasciare Crotone, Crotone non ha lasciato me. Anzi Crotone ha saputo conquistarsi l’amore immediato e non scontato di Antonio, che ne ammirava la storia ancestrale racchiusa nella solitudine orgogliosa della nostra Colonna e nelle trame auree del diadema di Hera Lacinia. Ancora ricordo la prima volta in cui  Antonio lo ha visto al Museo: si è girato verso di me annunciandomi che se lo sarebbe fatto tatuare per celebrare il legame che stavamo costruendo e che non ci avrebbe più abbandonato. Un legame che abbiamo costruito “a mano a mano”, come cantava Rino Gaetano.

E ancora con gli occhi di Antonio, Crotone ha sempre saputo risplendere della luce sovrabbondante dell’alba che inonda il lungomare, così unico nel suo genere con la sua commistione fra spiaggia e bagnanti da un lato, locali e musica dall’altro. Un luogo dove il calore, anche eccessivo della gente, sembrava dilagare e non lasciarti mai solo. Perché a Crotone, in fondo, è difficile restare soli. Persino le persone defunte, accolte nel nostro cimitero, non rimangono sole, perché curate dalle persone, che non vogliono interrompere con loro un dialogo affettivo.

Pur con le sue fragilità e mancanze, quelle che le graduatorie sulla qualità della vita certificano, Crotone ha sempre saputo mantenere le sue promesse di complicità con mio marito, che ha coltivato il desiderio di trasferirsi, appena il lavoro ce lo avrebbe consentito, e diventarne così cittadino, per poterne apprezzare ogni progresso, ogni passo in più.

Prima di spegnersi, prematuramente  e dolorosamente lo scorso 14 dicembre, l’ultimo sguardo di mio marito è stato simbolicamente rivolto a Crotone, dove ha chiesto di essere seppellito, perché qui, a Crotone, sapeva che lo avrebbe sempre circondato l’amore immenso della mia famiglia e della mia città. Ed entrambe l’hanno nuovamente accolto: sempre con la stessa generosità, ma questa volta con tristezza. È  una accoglienza, verso la quale provo gratitudine, perché ha fatto diventare Antonio cittadino di Crotone e tifoso  del Crotone per sempre, realizzando “ dopo” ciò che non è riuscito, per mancanza di tempo, a fare in vita. A me resta il compito di amare la mia città di un amore doppio, il mio e quello di Antonio.

E con questa lettera indirizzata alla mia città, vorrei invitare tutti coloro che la abitano a guardarla con gli occhi innamorati di mio marito, che purtroppo non possono più goderla dal vivo. Insieme si può scoprire una città che si fa desiderare, al di là delle origini e delle appartenenze, ma che si deve imparare a rispettare come merita: per un luogo dell’anima.

Cordiali saluti, 

dott. ssa Emanuela Scicchitano