Crotone,
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A 21 anni da Crotone alla guerra “per difendere la mia gente”

L’istinto è quello di scappare dalla realtà, di evitare di leggere notizie sui social. Rimanere nella propria confort zone, al calduccio di una casa o dietro una scrivania, avendo il tempo di pensare a cosa scrivere. Farlo con distacco, avventurandosi in analisi geopolitiche dozzinali e approssimative, dandosi un tono, quando invece non è proprio il caso di darselo questo tono.

L’istinto è quello di evitare di doverla spiegare ai propri figli “questa” guerra, cercare in un certo senso di proteggerli. Anche se, come diceva Freccia, “dalla realtà non scappi nemmeno se sei Eddy Merckx”. E infatti la guerra finisce con lo sbatterti la realtà in faccia, tramite un semplice scambio di messaggi whatsapp. Francesco, il nome è volutamente di fantasia, è un ragazzo poco più che ventenne che ha studiato e si è diplomato a Crotone.

Francesco è nato in Ucraina, ma si era integrato benissimo insieme alla sua famiglia e qui aveva costruito la sua vita. Accade che un compagno di scuola, visto il periodo, decida di sentirlo per sapere come stava la sua famiglia, se avesse in un certo senso bisogno di qualcosa. Sa che Francesco è qui in Italia, all’università, magari con il cuore frantumato per quello che accadendo nel suo Paese.

Ma la risposta è di quelle che ti tagliano l’anima in due, l’attraversano come una lama calda e non ti lascia il respiro. “Grazie per esserti ricordato di me in questo momento, grazie davvero. Io e mio padre siamo al fronte, siamo partiti per combattere. Difendere il nostro Paese. Grazie ancora”. Francesco, poco più che ventenne, ha forse una mimetica e un fucile in spalla. Al fianco del padre, con i sogni infranti dagli spari e dalle bombe, dalle sirene che suonano ininterrottamente da giorni.

L’istinto è ancora quella di non raccontarla la guerra, nei dettagli, ai bambini. Ma forse dobbiamo farlo, per evitare che domani un nuovo Putin venga osannato, stampato sulle magliette per poi essere “ripudiato”, anche se la gente non dimentica. La raccontiamo, col dolore nel cuore e mettendo da parte l’egoismo del nostro stare bene. Anche se sono bambini, sono in grado di capire il male e il bene. E quanto fa schifo questa guerra. Come tutte le altre.