Riceviamo e pubblichiamo
“Penso alla protesta messa in atto ieri dai dipendenti del Marrelli Hospital. Bene, personalmente sono al fianco di questi lavoratori, padri di famiglia, condivido in pieno le loro battaglie, ma vorrei essere più preciso. Le problematiche della città di Crotone non è solo “Marrelli”, sono innanzitutto vicino ai miei amici, conoscenti, parenti, e cittadini che per motivi di lavoro o studio, oggi sono costretti ad emigrare. Non c’è casa che non si sia preparata ad accogliere un ritorno e ad affrontare un “arrivederci a Natale”. Non c’è famiglia che non abbia uno, due, tre, quattro componenti sparsi per l’Italia, ma anche in terra straniera, e non per piacere ma perché siamo terra arida. Se li mettessimo tutti in fila, giovani, meno giovani, emigrati della prima, seconda, terza e futura generazione, formerebbero un’interminabile colonna, potrebbero creare una seconda Crotone.
Giovani che sono andati via per studiare e poi sono rimasti altrove. Ci sono quelli che dopo la laurea hanno provato a tornare ma sono ripartiti, quelli che hanno studiato qui ma sono andati via perchè dopo anni di disoccupazione o precarietà hanno preso coraggio e cuore e sono andati via. Quelli che hanno perso il lavoro a 50 anni e ci stanno provando altrove, quelli che sono via da decenni e tornano puntualmente ad ogni estate, con nuove famiglie che hanno altri accenti ed altri colori meno mediterranei. Infine ci sono quelli che stanno per andar via. Conosco genitori di 70 anni che hanno imparato a usare Skype piuttosto che Whatsap pur di essere vicini a quel pezzo di cuore che è andato via. Chi va via non sempre è un genio della Nasa, vanno via muratori, pizzaioli, commesse, non solo professori, artisti e scienziati. Con alcuni di questi ci parlo e vi posso assicurare che con il trascorrere degli anni si affievolisce la voglia di tornare. La nostalgia in fondo si può combattere anche con una foto, con una frase su facebook. Conosco anche genitori che si sono trasferiti insieme ai figli. Ci lamentiamo dei migranti che sbarcano a Crotone, ma non ci accorgiamo che le nostre strade sono sempre più deserte e che non c’è nessuna invasione. Siamo terra di passaggio, siamo un pianerottolo. In questi anni ho il ricordo di essere stato al fianco di tanti amici e cittadini, battaglie perse, ma combattute, come ad esempio Cellulosa 2000 – Gres 2000 – Sasol Italy – Getek – Soakro e tante altre. Sono al fianco di coloro che hanno scommesso tutto sul loro sudore senza elemosinare niente e che hanno deciso di restare, ingegneri, architetti, elettricisti, camerieri, pittori, informatici. Sono al fianco dei volontari e delle tante associazioni senza un euro ma con tanto di quell’amore da essere più ricchi di una banca svizzera.
Nell’Alchimista di Coelho c’è il pastorello Santiago che va in giro per il mondo alla ricerca del tesoro che ha sognato. Alla fine scopre che è sotto il sicomoro di casa sua. Siamo tutti seduti sopra un sicomoro. Mi correggo. La classe dirigente ha scoperto subito che il tesoro era sotto il suo lato B e ci si è tuffata. Adesso non è rimasto granchè: quel tesoro è il popolo di quelli che restano, il coraggio di chi ancora apre la saracinesca ogni mattina,di chi rifiuta la raccomandazione, di chi quando arrivano i turisti s’inventa di tutto pur di accoglierli nonostante la burocrazia uccida ogni tentativo di sviluppo. Non siamo proprio ricchi, perché dal nostro sicomoro sono passati Alì e i 40 ladroni per 40 anni di fila, ma ha ragione Aura. Dobbiamo di-sperare, nel senso di non lasciare tutto il compito alla speranza ma agire.
Sotto il sicomoro di Crotone c’è il tesoro di quelli che restano, ed allora, cerchiamo di non farci rubare pure questo”.
Giuseppe Macchione
Partito Democratico Crotone