Dall’Emilia a Isola Capo Rizzuto per sporcarsi le mani sui terreni confiscati alla ‘ndrangheta e ora gestiti dalla cooperativa Terre joniche – Libera terra. Questa è l’esperienza di un gruppo di giovani provenienti da alcuni comuni dell’Unione della pianura reggiana. Una unione che comprende sei comuni. Tra di loro ci sono Eleonora e Lorenzo di Campagnola Emilia; Federica e Elena di San Martino in Rio; Gabriele e Francesca di Carpi, che non ricade nell’Unione dei comuni, ma i ragazzi sono studenti di un Istituto di Correggio. La loro “chioccia”, o se volete la loro guida, è una giovanissima assessora alle Politiche sociali e Pari opportunità del Comune di Rio Saliceto, Nicoletta Manca, lei come tutti i ragazzi alla prima esperienza di campo di Estate Liberi. L’unione dei Comuni della pianura reggiana ha partecipato ad un bando emesso dalla Regione Emilia Romagna che ha coperto quasi tutte le spese del campo, dando così la possibilità a tanti giovani di fare esperienze uniche in tutta Italia. Eleonora, Lorenzo, Federica, Elena Gabriele, Francesco e Nicoletta hanno scelto Isola Capo Rizzuto, la cooperativa Terre Joniche che gestisce i terreni confiscati alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. Terreni assegnati dal Comune di Isola Capo Rizzuto alla cooperativa dall’allora Amministrazione comunale guidata dal sindaco Carolina Girasole.
Una settimana intensa di volontariato, formazione, conoscenza del territorio e delle sue dinamiche, ma anche mare, aria aperta e tanti interessanti incontri. Loro che da quella parte dell’Emilia hanno dovuto fare i conti anche con le infiltrazioni mafiose che, però, hanno trovato terreno fertile tra professionisti, imprenditori e politici emiliani. Sono venuti a sporcarsi le mani su quei terreni convertiti al biologico e che ora possono diventare alternativa economica e di occupazione: un modello che nel territorio isolitano rappresenta quasi una rivoluzione. Hanno lavorato per ripulire un luogo magico e incantato come la “Cepa”, andata a fuoco lo scorso 15 agosto. Si sono coperti di fuliggine, ma col sorriso stampato sul volto e con la gioia nel cuore di fare qualcosa di utile e importante. Di fare antimafia concretamente. Hanno incontrato la dolcezza di Raffaella, presidente della cooperativa Terre Joniche; hanno incrociato l’immenso dolore di Giovanni Gabriele, padre di Dodò, ucciso a meno di 11 anni su un campo di calcetto; hanno potuto conoscere Cesare, Giuseppe, Carolina, Umberto e tante altre persone di quella grande parte bella della Calabria, quella parte che fa fatica ad attrarre media e informazione oltre il Pollino.
Eleonora, Lorenzo, Federica, Elena, Gabriele, Francesca e Nicoletta torneranno a casa con un bagaglio di esperienze uniche, difficilmente dimenticheranno questa settimana, i luoghi visitati, il lavoro sui campi, le belle persone incontrate. Hanno praticamente convissuto con un altro gruppo di giovani venuti dal veneto, da Reggio Calabria e da Monza. Andranno via forse bagnando questa terra con qualche lacrima, ma consapevoli di aver vissuto quella straordinaria umanità che quando si incontra genera bellezza e meraviglia. Il loro viaggio a Isola Capo Rizzuto sarà stato forse un rito di passaggio, ma ha arricchito sicuramente anche i ragazzi di Terre Joniche e le persone che hanno incrociato i loro occhi e la loro voglia di fare. Fare con le proprie mani e vedere con i propri occhi, senza filtri e senza intermediazione: il loro viaggio in Calabria è il segnale che questa Italia ha ancora tante risorse belle da impiegare per cambiare il Paese e renderlo la meraviglia che tutto il mondo ha sempre apprezzato. Dall’Emilia a Isola Capo Rizzuto il viaggio è lungo, ma il bagaglio di esperienze umane è talmente grande che non entrerà in nessuna valigia, ma ci sta tutto nell’immensità dei cuori.