L’inchiesta sulla piscina olimpionica che ha provocato il terremoto politico al Comune di Crotone sembra essere solo un piccola goccia di pioggia prima di una vera e propria bufera che potrebbe abbattersi sulla città. E questa volta non c’entrano niente i livelli di allerta della Protezione civile, perché la bufera non sarà meteorologica, ma politico-giudiziaria.
Sarebbero almeno tre le altre inchieste aperte dalla magistratura sulla vita politica crotonese degli ultimi anni. Di certo c’è quella che portò al sequestro di documenti e iscrizione nel registro degli indagati di ex assessori, ovvero la Fiera Mariana. Ma, secondo i ben informati, ci sarebbero altre e più pesanti inchieste che potrebbero squarciare il velo su una serie di situazioni molto delicate per la città.
Ad ogni modo l’inchiesta sulla gestione della piscina di fatto ha provocato le già avvenute dimissioni dell’assessore Frisenda e quelle imminenti del sindaco Ugo Pugliese che, dopo aver tenuto una giunta politica questa mattina, nella quale ha spiegato la sua decisione, oggi pomeriggio le consegnerà nelle mani del segretario comunale.
La legge prevede che dopo venti giorni dalla data in cui il sindaco ha protocollato le dimissioni, queste divengano irrevocabili (fino a quel giorno il sindaco può ritirarle, ma nel caso di Pugliese non c’è questa volontà). In quel momento la Prefettura dovrà nominare un commissario che accompagnerà l’ente alle prossime elezioni. Nel frattempo, però, il Consiglio comunale prenderà atto delle dimissioni del primo cittadino e verrà automaticamente sciolto. Decadranno tutti gli incarichi fiduciari affidati dal sindaco, ovvero: i dirigenti di nomina e non vincitori di concorso; presidenti e rappresentanti dei consigli di amministrazione della società partecipate del Comune di Crotone e nominate dal sindaco Pugliese, e così via. La cosa, dunque, interesserà soprattutto i vertici di Akrea e Crotone Sviluppo, oltre che i dirigenti nominati dal sindaco Maria Teresa Timpano, Giuseppe Germinara (indagato in questa inchiesta) e Teresa Sperlì.
“In caso di prematura cessazione del mandato sindacale (ad es. per sfiducia ex art. 52 TUEL o per dimissioni, impedimento permanente, rimozione, decadenza o decesso del Sindaco ex art. 53 TUEL) si discute in merito alla cessazione o meno dall’incarico dirigenziale ex art. 110 TUEL; se cioè il contratto cessi automaticamente qualora si verifichino le fattispecie giuridiche previste dagli art.. 52 e 53 del TUEL oppure esso possa continuare ad espletare i suoi effetti, interpretando il disposto dell’art. 3 del TUEL «i contratti ex art. 110 TUEL … non possono avere durata superiore al mandato elettivo del Sindaco», come se il termine finale possa fare riferimento alla scadenza naturale della mandato sindacale.
È da condividere l’interpretazione restrittiva e cioè che la durata dell’incarico dirigenziale ex art. 110 TUEL faccia riferimento non tanto alla scadenza naturale, quanto al termine sostanziale e concreto del mandato del Sindaco che può essere anticipato rispetto a quello naturale”.