Ormai è diventata una abitudine a Crotone tagliare alberi sani e frondosi, anche con 30 e passa anni di vita. Dopo gli eucaliptus (vecchi più di 50 anni), dopo i platani del rione Fondo Gesù, ora è toccato agli alberi sani e robusti di via Pergolesi, nella zona di Tufolo – chiesa di San Paolo. Secondo quanto è stato possibile apprendere i condomini avrebbero deciso in riunione che quegli alberi “erano pericolanti” e in men che non si dica sono stati di fatto tagliati. Gli alberi pericolanti, tutto d’un tratto a Crotone sono diventati tantissimi, mentre nel caso del Tribunale e di Fondo Gesù era stata una iniziativa del magnifico assessorato retto da Caterina Caccavari, questa volto sono stati gli stessi condomini a deliberare, ma probabilmente i ragazzi del quartiere non la pensano così e hanno inviato una lettera in redazione.
“Per fare il legno ci vuole l’albero
Questa è semplicemente una filastrocca cantata ai bambini per insegnargli il rispetto per ciò che li circonda. E che sarà mai se quei bambini cresceranno senza essere circondati dalla natura, dal verde degli alberi?
Ormai esiste la tecnologia, gli alberi possono essere abbattuti e, se mai un giorno altri bambini avranno voglia di correre e giocare nel giardino sotto casa, potranno solo immaginare di essere immersi in una delle verdi ambientazioni da videogioco.
E cosa sarà mai aver abbattuto alberi longevi? Nei paesi civilizzati ed avanzati si fa gara a chi pianta più alberi o bonifica foreste, mentre noi facciamo l’opposto.
Si vociferava che gli alberi fossero pericolosi e deturpatori del panorama…che poi non poter vedere la chiesa di San Paolo o il campo di calcetto è da sempre stato motivo di sconforto.
Dietro tutto ciò non c’è una coscienza comune e collettiva, ma solo decisioni prese senza una vera ragione, senza un criterio logico. Perché potare un albero quando lo si può eliminare totalmente? Più semplice, più veloce e magari anche più economico.
Concludendo penso che noi tutti siamo stati privati non solo dei nostri ricordi (per quelli che vivono da molto tempo qui), ma ci è stato negato un bene comune… e quegli stessi bambini che come me giocavano da piccoli in quel giardino pieno di vita, oggi ritrovano un posto surreale, imbruttito, arso dall’uomo.
Con questa lettera non posso altro che denunciare tutti coloro che hanno preso parte ad un simile scempio e, dato che ormai “il danno è fatto” spero di poter smuovere le vostre coscienze “di legno”, ormai intorpidite dall’assenza di amore per la natura!
Questo non è solo un giardinetto, ma un lascito di una generazione ad un’altra, la nostra generazione.
I ragazzi del quartiere”